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È partita da una causa di lavoro l’inchiesta giudiziaria sul gruppo Cooperlat che ha portato nei giorni scorsi a perquisizioni e sequestri da parte dei carabinieri del Nas in vari stabilimenti in Italia: in particolare in quello di Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro (provincia di Pesaro Urbino), controllata dal gruppo Cooperlat, sono stati sequestrate 90 tonnellate da latte e 110 tonnellate di prodotti caseari, oltre a 2,5 tonnellate di sostanze adulteranti. In particolare soda caustica e acqua ossigenata per conservare meglio i prodotti che tendevano ad inacidirsi.

Durante l’istruzione della causa, come riporta l’Ansa, sarebbero emersi elementi che hanno dato il via ai controlli. Nove finora gli indagati, tra cui esponenti aziendali, addetti alla produzione, consulenti, che dopo aver ricevuto l’informazione di garanzia per l’accusa di adulterazione del latte e frode in commercio, verranno ascoltati nelle prossime ore al tribunale di Pesaro.

Inoltre i legali stanno valutando l’ipotesi di ricorrere al tribunale del riesame per chiedere il dissequestro della strumentazione ad una settimana dalla maxi – perquisizione nel Caseificio di via Cerbara.
L’inchiesta giudiziaria si dipana su un doppio binario. Da un lato la causa di lavoro sollevata da un gruppo di ex dipendenti e dall’altra l’inchiesta penale che vede coinvolti trasversalmente figure aziendali di vertice, consulenti esterni, addetti alla produzione, delegati sindacali e tecnici di laboratorio. Il Gruppo Cooperlat ha assicurato "massima disponibilità" a collaborare alle indagini, sottolineando che "i controlli dei prodotti immessi sul mercato non hanno evidenziato alcuna anomalia". 

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