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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Per 12 lunghi minuti, dal secondo pareggio del Riccione al 2-3 finale, la Samb si è incamminata verso il tramonto (o quasi) della sua stagione. Quattro punti da recuperare al Campobasso sarebbero stati troppi. Avrebbero costituito una botta tremenda soprattutto al morale dei rossoblù. E invece al 94°, allo scoccare dei quattro minuti di extra-time concessi dall’arbitro, Sbardella si è arrampicato a spizzare il pallone che ha tenuto vivo il sogno promozione della Samb. Per la scarica di adrenalina forse più potente da inizio stagione, eppure sì che ce ne sono state di emozioni da settembre in poi. Per la prima gara vinta così, all'ultimo tuffo. O meglio: assestando l'ultimo colpo e non prendendolo (come contro Avezzano, Chieti, Notaresco, Atletico Ascoli, Forsempronese).

Si resta a meno due dalla vetta, dopo un filotto da 17 punti in 7 gare, due in più del girone di andata, e col destino ancora nelle proprie mani. Del tipo: 10 match alla fine, se la Samb li vince tutte, non c’è Campobasso che tenga, con la capolista che a metà aprile sarà al Riviera delle Palme.

Ora, lasciata alle spalle la doppia trasferta (Fossombrone e Riccione), si torna in casa. Dopo gli oltre mille del Nicoletti, i cinquemila attesi domenica con il Real Monterotondo. Calcio d’inizio posticipato alle 15, su richiesta dei laziali. E Curva Nord sold out, come al solito, in meno di due ore. L’ambiente arde di passione. E magari di veleni. Maurizio Lauro, al solito. Crocifisso dalla critica anche a Riccione. Non tanto e non solo per il doppio cambio, obbligato, della ripresa (Senigagliesi e Pagliari non erano al meglio), quanto per la decisione di passare alla difesa a cinque. Dato: tre volte di recente ha optato per la linea difensiva più folta, con Avezzano, Fano e Riccione, e tre vittorie sono arrivate. Certo Sbardella (in panchina da cinque partite: gli viene preferito Pezzola) che dopo il gol-partita fila a fare la doccia (vedi QUI), senza festeggiare coi compagni sotto la curva, ha dato ancora più fiato a quanti strillano di malumori all’interno dello spogliatoio tra qualche giocatore e Lauro (“Non l’ho visto” ha detto l’allenatore di Sbardella, col quale pure aveva cercato l’abbraccio dopo il gol).



La grinta di Vittorio Pietropaolo

Del resto mica facile gestire una rosa con tanti big, anche di più adesso che sono recuperati pure Paolini e Bontà. Lauro non ha fatto sconti quasi a nessuno (l'ultima staffetta, tra il capocannoniere Tomassini e Martiniello, ieri al terzo gol consecutivo). A Riccione, per dire, sono finiti in tribuna Barberini e Cardoni, due che a Fossombrone, nel turno precedente, entrati a gara in corso sono stati poi criticati dallo stesso tecnico rossoblù dopo il 90°.

C’era, e si è sentito, nel finale, ricamando il pallone del 3-2 per la testa di Sbardella, Pietropaolo. Per il trottolino classe 2003 due partite da titolare a inizio anno (con Sora e Tivoli, sempre cavandosela più che bene), poi di nuovo la panchina e appena 16 minuti collezionati (da vice Pagliari dopo l'addio di Orfano). Di lui Lauro ha detto: “Da parte mia ha ricevuto meno di quello che meritava”.

Morale: tra polemiche ed eccessi (ad avercene, però, di piazze capaci di portare in trasferta 1.200 tifosi), errori, emotività e l'ormai poco sopportabile via Lauro che un tot di tifosi continua a ripetere da Natale, la stagione prosegue. Partita dopo partita, punto a punto. La solita pazza Samb. Che nonostante tutto, talvolta con una netta superiorità, altre col cuore, vuole restare attaccata al campionato fino alla fine.

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