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PESARO - Nelle intercettazioni telefoniche il rapporto di vicinanza di Rocco Versace con la cosca calabrese dei Crea. Proseguono le udienze presso il tribunale di Pesaro per il processo legato all’omicidio di Marcello Bruzzese, freddato da una scarica di proiettili il 25 dicembre 2018 in via Bovio, nel centro storico di Pesaro. Rocco Versace, 57enne calabrese, è accusato di omicidio volontario aggravato dal fatto di aver agevolato un’organizzazione di stampo mafioso. La Corte d’assise ha ascoltato la testimonianza del maresciallo dei Ros che ha esaminato le intercettazioni telefoniche che hanno interessato i vari soggetti coinvolti nell’inchiesta sulla morte di Bruzzese. Dalle indagini dei carabinieri è emerso un rapporto fiduciario del 57enne calabrese con la famiglia Crea. Rapporto di vicinanza confermato anche dal contenuto delle intercettazioni riferito in aula. In particolare sono state riportate due telefonate, una intercorsa tra Versace ed Ettore Crea, nipote di Teodoro Crea, il capofamiglia, e un’altra tra lo stesso Versace e il figlio Teodoro. Nell’ultima udienza i periti incaricati dal tribunale avevano presentato il lavoro effettuato nella trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali, con conversazioni in italiano e dialetto calabrese, sui colloqui via cellulare e agli incontri finiti negli atti delle indagini aperte da tre procure sull’omicidio Bruzzese. Il lavoro dei periti si è concentrato in particolar modo sulle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle quali, come riferito dalla procura, mancavano alcuni passi nella trascrizione degli atti di indagine. E’ stato richiesto un lavoro enorme da parte dei Ros: esaminati 5 miliardi di dati, contenuti in 600.000 inviate dal gestore, relative a conversioni telefoniche, catalogate e localizzate attraverso le celle telefoniche, tramite l’utilizzo di un software ideato e prodotto dai carabinieri. I sicari di Marcello Bruzzese, Michelangelo Tripodi e Francesco Candiloro sono stati condannati all’ergastolo dal tribunale di Ancona. Girolamo Biagio Bruzzese, collaboratore di giustizia dal 2003, ha riferito in aule nelle settimane passate, di essersi ricordato che il fratello Marcello gli avrebbe detto di aver visto Rocco Versace a Pesaro un mese prima dell’omicidio con tre persone su una macchina, alla rotonda del Trony. Ma gli avvocati della difesa avevano smentito questa ricostruzione, in quanto il telefonino di Versace, secondo le analisi effettuate da un perito da loro incaricato, sarebbe sempre stato agganciato in quel periodo alle celle della zona calabrese. Per la procura Versace avrebbe avuto un ruolo chiave nella pianificazione dell’omicidio di Marcello Bruzzese. La difesa punta a smontare le accuse, partendo dal fatto che nel giorno dell’omicidio Versace era in Calabria e i suoi spostamenti nel Pesarese e Riminese sarebbero stati solo per motivi di lavoro, legati alla compravendita di auto. Prossima udienza a Pesaro il 20 marzo. La sentenza è attesa per la primavera.

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