Condividi:


PESARO - Un messaggio vocale di 43 secondi, inviato da Anastasiia Alashri alla mamma Elina in Ucraina. E’ il 6 novembre 2022, una settimana prima di essere uccisa. La ragazza ha paura per la sorte del figlio, il piccolo Adam, che al tempo aveva due anni. "Non so cosa potrebbe fargli", dice intimorita alla madre, riferendosi all’ex marito Moustafa Alashri. Il messaggio è stato ascoltato in Tribunale a Pesaro, nell’udienza per l’omicidio della 23enne ucraina uccisa la mattina del 13 novembre 2022 con 29 coltellate, nell’appartamento che la coppia occupava al Lido di Fano, in via Trieste. Il 43enne egiziano, presente in aula e arrivato in tribunale poco prima delle 9 all’interno del cellulare della polizia giudiziaria, è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, oltre che per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e occultamento di cadavere. Elina, la mamma di Anastasiia, è stata ascoltata come testimone dalla Corte D’Assise. Ha chiesto una misura di protezione durante la sua testimonianza, in quanto si sentiva a disagio nel contatto con l’imputato. E così le è stato consentito di rilasciare la sua dichiarazione con un paravento che l’ha separata visivamente da Moustafa Alashri. Anastasiia aveva conosciuto l’ex marito a Kiev, nel periodo in cui studiava musica all’università. Dopo tre mesi si erano sposati, Elina si era opposta, non le piaceva a pelle quell’uomo e non condivideva una relazione con una differenza di età così marcata tra i due. Elina ha raccontato che i problemi nella coppia erano iniziati durante gli ultimi mesi di gravidanza della figlia. Venuto alla luce il piccolo Adam, dopo un periodo iniziale in cui Anastasiia aveva vissuto con la madre, era tornata con il neonato a Kiev, dal marito. I soldi che Elina inviava alla figlia, venivano presi da Moustafa e li spendeva per sè, nella ricostruzione della mamma. Anastasiia piangeva, c’erano problemi finanziari, raccontava alla madre che non cerano nemmeno i soldi per acquistare le pappine al figlio. Poi decise di iniziare a lavorare, prendendo una baby-siter per badare al figlio nelle ore in cui non era in casa. Il marito le diceva che non valeva nulla, che nessuno l’avrebbe voluta dopo di lui. A marzo 2022, quando scoppia la guerra, la coppia si trasferisce a Fano. Nel giugno 2022 Elina va in Italia dalla figlia. I litigi si erano intensificati, lui la offendeva, alzava la voce, sempre secondo la testimonianza di Elina. La madre torna in Ucraina, continua a sentirsi con la figlia, che il 6 novembre le invia quel messaggio vocale dove esprime tutte le paure per la sorte del figlio. Il giorno prima, come raccontato da un collega di lavoro in una precedente udienza, Anastasiia si era recata al ristorante dove lavorava con una ferita al polso. I gestori del locale si rivolsero ad un’avvocatessa, che consigliò alla giovane ucraina di lasciare quella casa. Lei seguì il consiglio. Denuncia e codice rosso scattato. Aveva trovato un nuovo ragazzo, un collega di lavoro. Si era trasferita da lui insieme al bimbo. Poi quella mattina del 13 novembre era tornata nell’abitazione che condivideva con l’ex marito per prendere i suoi effetti personali. Il cadavere della 23enne qualche ora dopo era stato ritrovato in un trolley nelle campagne fanesi. Alashri aveva tentato la fuga. Ma i carabinieri lo avevano bloccato alla stazione di Bologna.

Tutti gli articoli