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Ha riguardato anche alcune concessionarie delle province di Ancona, Ascoli Piceno e Fermo l’inchiesta della guardia di finanza che ha eseguito 13 sequestri preventivi nei confronti degli amministratori di aziende coinvolte in una presunta frode fiscale legata all’importazione e vendita in Italia di auto di lusso provenienti dall’estero.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Foggia, sono partite da un controllo su una società di Cerignola e avrebbero fatto emergere un sistema illecito da oltre 15 milioni di euro. Il meccanismo, esteso in varie città italiane tra cui Bari, Napoli, Rimini, Teramo e quelle marchigiane, per gli inquirenti, prevedeva la falsificazione di documenti e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, con firme e attestazioni contraffatte.
Grazie a questi stratagemmi, sarebbero state vendute oltre 300 vetture – tra cui Ferrari, Lamborghini e Porsche – a prezzi inferiori al mercato, evadendo IVA per più di 4,5 milioni di euro. La società di Cerignola fungeva da “missing trader”, intestandosi fittiziamente le fatture di acquisto da altri Paesi europei e girandole alle concessionarie italiane, che così facendo avrebbero eluso gli obblighi fiscali.
Due i principali schemi fraudolenti che sarebbero stati utilizzati: l’uso indebito del regime del margine per evitare il pagamento dell’IVA, e la presentazione di documenti falsi alla Motorizzazione, con riferimento a una società sammarinese inesistente.
L’inchiesta ha portato alla denuncia di 33 persone, tra cui 22 rappresentanti legali di concessionarie. Sono stati sequestrati immobili, auto, conti correnti e quote societarie. Si precisa che l’indagine è ancora in fase preliminare e che gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva.

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