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Si scava nelle ultime ore di vita di Andreea Rabciuc. La 27enne non sarebbe morta per un malore ma al momento è difficile avere riscontri su una possibile overdose. Nè nel casolare nelle campagne di Castelplanio (Ancona), dove sabato pomeriggio sono stati scoperti i resti che per gli inquirenti sono della ragazza, scomparsa a 27 anni, nè nel vicino appezzamento, dove aveva trascorso la notte, tra l’11 e il 12 marzo in una roulotte con il fidanzato e con due amici, sono state infatti trovate tracce di stupefacenti. La Procura di Ancona non esclude neppure l’ipotesi di un gesto volontario, dopo il ritrovamento di una corda arrotolata a una trave e di un foglio con delle scritte nei pressi del corpo. Corpo che non sarebbe mai stato spostato dal casolare fatiscente e in parte inagibile, ma al massimo da un ambiente ad un altro. Alcune risposte verranno dall’esito dell’autopsia eseguita ieri (il medico legale si è preso 90 giorni per depositare i risultati), a cui hanno partecipato anche un tossicologo e un entomologo, oltre ad un consulente della difesa. Dallo stesso esame è attesa una risposta sul Dna, che permetterà l’identificazione ufficiale della salma. Principale sospettato e unico indagato per omicidio volontario, sequestro di persona e spaccio di sostanze stupefacenti resta il fidanzato di Andreea, Simone Gresti, un 44enne con precedenti per droga, di Moie di Maiolati Spontini. Sinora non è mai stato interrogato e al momento la Procura non ha in programma di sentirlo. Intanto gli è stato sequestrato il cellulare, che sarà esaminato con un accertamento irripetibile il 2 febbraio.

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