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Si è tolto la vita nel carcere di Castrogno a Teramo, Jeton Bislimi, il 34enne macedone autore del tentato femminicidio di Capestrano. Lo scorso 14 novembre, Bislimi aveva ferito la moglie con dieci coltellate in varie parti del corpo, tentando successivamente il suicidio con un’ingente quantità di farmaci. Dopo il suo arresto, avvenuto il giorno successivo, era stato trasferito in cella.
La Procura della Repubblica di Teramo e la polizia penitenziaria stanno attualmente conducendo accertamenti sulle circostanze della sua morte.
Lo scorso dicembre, il Tribunale per i minorenni dell’Aquila aveva sospeso anche la potestà genitoriale di Bislimi. Dopo il tentato femminicidio, la sua compagna era stata ricoverata in gravi condizioni all’ospedale San Salvatore dell’Aquila.
Dopo il ricovero, Bislimi era stato dimesso dall’ospedale e trasferito al carcere delle Costarelle dell’Aquila, su richiesta del PM Simonetta Ciccarelli. Durante l’udienza di convalida davanti al giudice Guendalina Buccella, l’uomo era rimasto in silenzio, assistito dall’avvocato Massimo Costantini. La tragica fine di Jeton Bislimi rappresenta un doloroso epilogo di una vicenda segnata da violenza e sofferenza.
Sotto choc Capestrano dove la coppia viveva. Il macedone si era trasferito da diversi anni insieme ad altri familiari, formando una piccola comunità di connazionali «tutti lavoratori e perbene» raccontano.
Jeton Bislimi lavorava come operaio edile per alcune ditte della zona, mentre la moglie faceva qualche servizio di pulizie nelle case e saltuariamente lavorava in un locale come barista.

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