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Marcello Bruzzese avrebbe visto a Pesaro Rocco Versace un mese prima di essere ucciso. Collegato con il tribunale di Pesaro da un sito protetto, di spalle, incappucciato Girolamo Biagio Bruzzese, collaboratore di giustizia ha riferito alla corte questo elemento inedito, mai finito nei verbali, nel processo collegato all’omicidio del fratello Marcello Bruzzese, freddato da una scarica di proiettili il 25 dicembre 2018 in via Bovio, nel centro storico di Pesaro. Sul 57enne calabrese Rocco Versace pende l’accusa di omicidio volontario aggravato dal fatto di aver agevolato un’organizzazione di stampo mafioso. Dalle sue parole è emerso un elemento del tutto inedito, mai finito nei verbali. Bruzzese ha riferito di essersi ricordato una decina di giorni fa, del fatto che il fratello Marcello, gli disse che uscendo dalla rotatoria di via Mameli di Pesaro aveva intravisto Rocco Versace con tre persone su una macchina. Un ricordo risalente a novembre 2018, un mese prima della sua morte. Poi ha ripercorso gli anni della sua militanza nell’Ndrangheta, gli omicidi, i rapporti coi Crea. Fino a quando si è ribellato. Girolamo Biagio Bruzzese aveva tentato di uccidere Teodoro Crea, poi con le sue dichiarazioni ha incastrato alcuni membri del clan. Ecco il perché della promessa di morte. Per la procura Versace avrebbe avuto un ruolo chiave nella pianificazione dell’omicidio di Marcello Bruzzese. Dalle indagini dei carabinieri è emerso un rapporto fiduciario del 57enne calabrese con la famiglia Crea. La difesa punta a smontare le accuse, partendo dal fatto che nel giorno dell’omicidio Versace era in Calabria e i suoi spostamenti nel Pesarese e Riminese sarebbero stati solo per motivi di lavoro, legati alla compravendita di auto. Nel corso dell’ultima udienza è stato ascoltato un altro collaboratore di giustizia, Gianenrico Formosa, il quale ha detto di aver partecipato, su proposta di Francesco Candiloro, ad un tentato omicidio, commissionato dai Crea, avvenuto in Calabria, al quale ha preso parte anche Michelangelo Tripodi. I due sono stati condannati all’ergastolo dal tribunale di Ancona per l’omicidio avvenuto il giorno di Natale a Pesaro indicati come i sicari di Bruzzese. Il pentito ha poi aggiunto di aver partecipato anche alla pianificazione di un altro attentato, a Canale D’agordo, in Veneto, che come riferitogli da Candiloro, aveva come obiettivo Girolamo Biagio Bruzzese. Nel mezzo l’uccisione del fratello Marcello. A inizio 2019 il collaboratore di giustizia ha voluto incontrare Candiloro per avere chiarimenti, dopo averlo appreso dai mezzi di informazione, su quanto accaduto a Pesaro. In quell’occasione il sicario gli avrebbe confermato, come ha riportato in aula, di essere stato lui, insieme a Tripodi, ad aver ucciso Bruzzese. Nell’autunno 2021 i tre vengono arrestati. Poco prima, Candiloro avrebbe detto al collaboratore di giustizia, sempre stando al suo racconto, di non voler più proseguire nell’attentato di Canale D’Agordo, in quanto avevano fatto una bella figura a Pesaro. Al momento dell’arresto, il collaboratore di giustizia è venuto a conoscenza, dai contenuti dell’ordinanza giudiziaria, che l’obiettivo in realtà non era Girolamo Biagio Bruzzese, ma un’altra persona. Prossima udienza il 7 febbraio
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