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Sotto minacce, a volte anche di morte, erano costretti a svolgere turni di lavoro massacranti, senza riposi né ferie. Inoltre, ogni mese si trovavano a supplicare i datori di lavoro per il pagamento dello stipendio corrisposto a piacimento e ben al di sotto del salario minimo previsto. Protagonisti della vicenda, loro malgrado, alcuni dipendenti di un gruppo societario campano attivo nella commercializzazione di carburanti. A scoprire tutto, però, è stata la guardia di finanza di Pesaro, nel corso di una indagine condotta insieme ai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro. Tre persone sono state arrestate (due in carcere e una ai domiciliari) mentre sono stati sequestrati quattro impianti stradali nelle Marche per un valore di oltre due milioni di euro. L’operazione è stata denominata "Manda foto" perché i dipendenti, tutti extracomunitari, sotto minaccia di varie ritorsioni, dovevano mandare una foto via Whatsapp per attestare la loro presenza al lavoro: i presunti responsabili di reati che vanno dal cosiddetto caporalato e all’estorsione, fino alla truffa e illeciti penali in materia di immigrazione e di lavoro, sarebbero in particolare gli amministratori di un gruppo societario campano e un loro referente nella zona di Pesaro che avrebbe funto da caporale nel territorio marchigiano e umbro. Da alcune conversazioni intercettate, al personale addetto sarebbero state date inoltre indicazioni per manomettere la corretta funzionalità degli impianti di erogazione o procedere a mescolare prodotti petroliferi: i filtri troppo sporchi e intasati, non dovevano essere sostituiti ma forati. Se il carburante in alcune cisterne non era qualitativamente buono, si miscelava con altra tipologia di carburante o di prodotto. Contestualmente ai sequestri e agli arresti, poi, sono state eseguite numerose perquisizioni nei luoghi di residenza, dimora degli indagati o sedi delle società coinvolte: le attività hanno interessato i Comuni di Pesaro, Terre Roveresche, Caserta, Marcianise, Milano e Sperlonga. La complessa e articolata attività di indagine è scaturita dalle risultanze di una verifica fiscale in materia di accise e delle altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi, eseguita dalla finanza di Pesaro ad un distributore stradale rientrante nella categoria delle cosiddette pompe bianche o no logo, cioè distributori di carburante senza marchio, non appartenenti alle grandi compagnie petrolifere.