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Era stato licenziato in tronco dopo un messaggio su whatsapp in cui comunicava la propria iscrizione al sindacato e invitava colleghi e colleghe a iscriversi anche loro al sindacato per migliorare le condizioni di lavoro, considerate negative. La Corte d’Appello di Ancona ha accolto le ragioni del lavoratore, assistito dal legale Christian Lucidi, e ha ribaltato la sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno. Il licenziamento è stato valutato come discriminatorio ed è stato sentenziato il reintegro sul posto di lavoro e l’indennizzo per le mensilità arretrate.

“Finalmente giustizia è fatta - commenta Daniele Lanni, Segretario Generale della Flai Cgil Ascoli Piceno - riteniamo che semplicemente si sia affermato un principio sacrosanto: il diritto di critica verso l’azienda, soprattutto se nell’ambito dell’azione sindacale, non può essere utilizzato per licenziare. Questa è una sentenza molto importante perché afferma un principio, che l’azione sindacale non può essere perseguita, e che i diritti sindacali non possono essere calpestati. Per noi è una vittoria importantissima perché ciò che era stato colpito non era solo un lavoratore coraggioso che si era iscritto alla CGIL, ma la libertà di tutti i lavoratori di farlo senza finire licenziati o perseguiti. Per fortuna ora giustizia è fatta.”



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