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Lo hanno atteso perché conoscevano le sue abitudini e sapevano che amava correre e tenersi in forma. Gli hanno esploso contro quattro colpi di pistola per poi lasciarlo a terra, esanime. Per questo la Suprema corte di cassazione ha confermato ai coniugi Giuseppe Spagnulo e Francesca Angiulli la pena dell’ergastolo per l’omicidio di Antonio Cianfrone, vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo ucciso la mattina del 3 giugno del 2020 mentre faceva jogging lungo la pista ciclabile di Pagliare. Gli avvocati Alessandro Angelozzi e Felice Franco, mercoledì mattina, avevano discusso il loro ricorso, evidenziando che non vi fosse una prova certa che legasse direttamente Spagnulo nell’omicidio di Cianfrone, e pertanto la condanna non sarebbe stata pronunciata al di là di ogni ragionevole dubbio. Dubbi che sarebbero alimentati, secondo la difesa, anche dal fatto che quattro testimoni avrebbero visto i coniugi Spagnulo scambiarsi gli abiti, suggerendo la possibilità di una confusione riguardo alla reale identità del colpevole. La difesa aveva anche puntato l’attenzione sul fatto che poteva essere stata presente un’altra moto nella zona dell’omicidio, ribadendo che non è mai stata ritrovata l’arma del delitto nonostante le ricerche assidue effettuate nei giorni successivi all’omicidio. Elementi che non sono bastati a far sì che la condanna venisse rimodulata. Giuseppe Spagnulo era arrivato al Comune di Spinetoli nel ’95. Attraverso un percorso di inserimento sociale dei detenuti di Marino del Tronto, stava scontando il "fine-pena" e lavorava in municipio. Poi le sue capacità gli avevano permesso di vincere un concorso da giardiniere/operaio e restare in Comune. Nessuno sapeva apertamente di un rancore verso Cianfrone ed Antonio non sembrava affatto intimorito tanto che non ne aveva parlato con nessuno. Il movente, infatti, è sempre rimasto vago. Confuso in incomprensioni che non avevano mai allarmato il carabiniere.
Quattro i colpi di pistola sparati contro Cianfrone, come fosse una vera esecuzione. Tre mentre era di spalle e cercava di scappare. I bossoli non sono mai stati trovati. Si parla di una pistola a tamburo ma non si hanno certezze. L’unica certezza è che la coppia è risultata colpevole anche in terzo grado di giudizio. E ora la condanna diventa definitiva. 

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