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È ancora latitante il detenuto albanese evaso lo scorso 25 settembre dal carcere di Castrogno, ma la Polizia ha arrestato i suoi complici, due uomini e la compagna dell’uomo. Tre le misure di custodia cautelare in carcere e perquisizioni nelle province di Teramo e di Fermo dopo le indagini condotte dalla squadra Mobile della Questura di Teramo, coordinate dalla locale Procura, per quanto riguarda la vicenda dell’evasione di Roland Dedja.
I tre, sono accusati di procurata evasione aggravata e introduzione in carcere di dispositivi idonei alla comunicazione. Il 39enne, supportato dai complici, aveva sfruttato una falla nei controlli, approfittando dei lavori in corso nel carcere: con una fune da alpinista fissata alle sbarre di ferro di un depuratore esterno al carcere, si era calato anche aiutato da un complice che con un drone gli ha consegnato gli strumenti per scappare.
Il tutto sarebbe avvenuto in costante contatto telefonico tra il detenuto, con il telefono introdotto in carcere, e i complici. Dai dati analizzati, è emerso che i quattro erano disposti a tutto pur di portare a termine il piano: anche a speronare le auto della polizia nel caso in cui nascesse un inseguimento. La donna, in particolare, avrebbe collaborato nell’attività preparatoria dell’evasione, iniziata alcune settimane prima. Gli altri due, invece, avrebbero partecipato attivamente a tutte le fasi dell’evasione.
L’operazione è stata eseguita nelle prime ore del 6 marzo scorso dalla Squadra Mobile della Questura di Teramo, con l’ausilio di personale del Reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato. Una delle tre persone era già in carcere. Il detenuto evaso si trovava invece nel carcere abruzzese dopo l’arresto a Martinsicuro nel giugno scorso con l’accusa di droga e rapina. Era in attesa di essere giudicato. Dedja non è nuovo a questo tipo di imprese. Già nel 2010 era riuscito a scappare dal carcere di Pisa, dove era rinchiuso per un omicidio e un tentato omicidio.