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"L’arcidiocesi di Urbino-Urbania- Sant’Angelo in Vado è stata raggiunta nei mesi scorsi, tramite lo sportello di ascolto nell’ambito del servizio di tutela dei minori e delle persone adulte vulnerabili, da una segnalazione di un caso di abuso su minore da parte di un sacerdote svizzero temporaneamente residente per motivi personali a Sant’Angelo in Vado".

Lo rende noto oggi la stessa arcidiocesi in merito a notizie di stampa sul sequestro di una villa a Sant’Angelo in Vado (Pesaro Urbino), appartenente ad un religioso originario del luogo, don Roberto Pellizzari, ma residente in Svizzera: sulla villa sono stati eseguiti accertamenti da parte della polizia scientifica.

"L’arcivescovo - prosegue la nota - ha attivato immediatamente tutte le procedure canoniche previste in questi casi, e, in particolare, ha subito segnalato la situazione al Dicastero per la Dottrina della Fede e ha contattato il vescovo svizzero di Losanna, Ginevra, Friburgo. La nostra diocesi ha compiuto e compirà tutti gli atti previsti dalla legislazione vigente, in piena sintonia con il Dicastero per la Dottrina della Fede e con l’Autorità Giudiziaria civile".

Gli atti - ribadisce l’arcidiocesi - sono coperti dal segreto d’ufficio in considerazione della tutela del buon nome di tutte le persone coinvolte e della vigenza del principio giuridico di presunzione di innocenza fino a prova contraria".

"L’arcivescovo e la chiesa di Urbino - si legge ancora - condannano fermamente ogni forma di abuso, specie se ne sono protagonisti uomini di chiesa, e lavorano perché al più presto possa essere fatta luce sui fatti e si giunga a stabilire la verità e la giustizia per il bene delle persone coinvolte, con particolare attenzione alla presunta vittima".

Il sacerdote era stato a Sant’Angelo in Vado per circa 3 anni, durante il periodo del covid: in quell’occasione aveva dato una mano alla parrocchia, celebrando messa e andando nelle case per la benedizione pasquale. La villa è stata poi messa in vendita. 

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