Condividi:
Proseguono a ritmo serrato le attività di monitoraggio ambientale della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto e le indagini per capire cosa sia accaduto all’“Antonio Padre”, il peschereccio che è affondato a seguito della violenta collisione con la piattaforma Fabrizia 1 e quali siano le cause e la dinamica del sinistro del “Mostrillo”, il secondo peschereccio affondato lunedì notte in banchina a soli 5 giorni dal naufragio del primo.
Sono terminate ieri sera le lunghe, delicate e complesse operazioni di recupero del “Mostrillo” coordinate dalla Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto in sinergia con il Comando dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno e con il supporto del Nucleo Sommozzatori di Teramo.
Il ripescaggio è avvenuto grazie anche al coinvolgimento di una ditta specializzata, proveniente da Civitanova Marche, che ha provveduto al sollevamento del relitto utilizzando due sistemi speciali a gru specifici per imbarcazioni pesanti.
L’attività di vigilanza che ha visto la Guardia Costiera sambenedettese impegnata su due fronti a tutela della salvaguardia dell’ambiente marino è stata condotta su tre livelli: aereo, navale e subacqueo.
Alle prime luci dell’alba e sotto il coordinamento della Direzione marittima di Ancona, si è svolta l’ennesima missione di telerilevamento nella zona di mare interessata dal naufragio dell’“Antonio Padre” da parte dell’elicottero AW 139 “Nemo 11” della Guardia Costiera.
L’aeromobile, di stanza presso la base aerea di Pescara, quando impiegato per il pattugliamento marino è in grado di verificare la presenza di sostanze estranee all’ambiente marino.
Le capacità di scoperta aerea sono state integrate con mezzi navali della locale Capitaneria di Porto, CP 843, GC A15 e con le risorse del 1° Nucleo Subacquei di San Benedetto del Tronto che hanno scandagliato il relitto per verificare l’assenza di fuoriuscite di gasolio dal peschereccio Antonio Padre.