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ANCONA - È stato rinviato a giudizio davanti alla corte d’Assise il 25 ottobre Fatah Melloul, algerino di 29 anni, accusato dell’omicidio dell’albanese 23enne Klajdi Bitri, ucciso con una fiocina dopo una lite per motivi legati alla circolazione in via Cilea, a Sirolo. L’accusa resta quella di omicidio volontario aggravato dai futili motivi avanzata dalla procura di Ancona. Melloul, che questa mattina si è presentato davanti al Gup per l’udienza, si trova recluso nel carcere di Bologna. Il 18 giugno la nomina di un perito per la trascrizione delle intercettazioni a carico dell’imputato mentre, al termine dell’udienza, si sono costituiti parte civile nel processo i familiari della vittima, in particolare il fratello di Klajdi, Xhuliano Bitri, rappresentato dall’avvocato Marina Magistrelli.
Un fatto di sangue allucinante quello avvenuto lo scorso agosto. Bitri era morto praticamente sul colpo dopo che la punta dell’arma gli aveva perforato il cuore di due centimetri. Tutto era partito da una lite tra automobilisti. Il 23enne albanese, insieme al fratello e a un’altra persona, era intervenuto per difendere il suo ex datore di lavoro, preso a calci e pugni da Melloul perché la moglie, alla guida, si era mostrata incerta alla rotatoria.
Per l’accusa, l’operaio algerino avrebbe reagito a quell’intromissione: sarebbe andato in auto a prendere il fucile subacqueo con cui poi ha trafitto l’albanese. Il nordafricano aveva ripreso la fiocina, montando in auto e allontanandosi fino a Falconara. Qui, in spiaggia, la cattura da parte dei carabinieri. L’algerino, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sempre sostenuto l’involontarietà del gesto spiegando di non voler uccidere il 23enne. Si sarebbe allontanato perché non si sarebbe reso conto della lesività del colpo inferto.
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