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Una vicenda incredibile è accaduta ad Ancona, dove una donna bengalese, poco più che trentenne, ha scoperto di essere stata ripudiata dal marito secondo il rito islamico. La scoperta è avvenuta quando la donna ha deciso di avviare le pratiche per il divorzio, scoprendo che il marito l’aveva già ripudiata un anno prima perché, a suo dire, "non si sottometteva abbastanza".

La donna, che vive in Italia da anni con il marito, si è rivolta allo studio legale degli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci. Attualmente, la donna è ospitata in una struttura protetta in provincia di Ancona insieme ai suoi figli minorenni, dopo aver denunciato il marito per maltrattamenti e lesioni. Il marito, 41enne operaio bengalese, è al suo secondo processo per questi reati.

La Scoperta del Ripudio

«Lo abbiamo appreso ieri, andando a prendere gli estremi del matrimonio in Comune, all’ufficio anagrafe», spiega l’avvocato Andrea Nobili. «Abbiamo trovato un documento bengalese che attesta che non sono più sposati e quindi sono liberi entrambi. È stata ripudiata secondo il rito islamico. Una pratica che non ha valore qua in Italia. Abbiamo predisposto un ricorso al tribunale di Ancona, sezione civile, per il riconoscimento dei diritti della signora e dei suoi figli minorenni, evidenziando l’inesistenza, per il nostro ordinamento giuridico, di una sentenza islamica contraria a norme imperative di legge e ai diritti fondamentali in quanto deriva da forme di oscurantismo».

Le Motivazioni del Ripudio


Nel documento depositato, trasmesso dal Bangladesh e risalente a maggio 2023, il marito ha indicato i motivi del ripudio. Secondo quanto verbalizzato, la donna non si sarebbe comportata da "buona moglie", non trattandolo con il rispetto che lui riteneva dovuto. L’uomo ha anche accusato la moglie di insubordinazione e adulterio, affermando che preferiva vivere la sua vita indipendentemente, senza prendersi cura di lui come avrebbe voluto.

Un Matrimonio Combinato

I due si erano sposati nel 2008 in Bangladesh e successivamente si erano trasferiti ad Ancona. Il loro matrimonio era stato combinato, un’usanza comune in molte parti del mondo, ma che ha portato a una situazione difficile e dolorosa per la donna, che ora cerca giustizia e protezione per sé e i suoi figli.

Conclusione

Questo caso solleva importanti questioni riguardanti il riconoscimento e la validità delle pratiche religiose nel contesto legale italiano, specialmente quando queste contrastano con i diritti fondamentali e le leggi del paese. Gli avvocati della donna continueranno a battersi per far riconoscere i suoi diritti e garantire la sicurezza e il benessere dei suoi figli.

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