Condividi:
PESCARA - Gli dicevano stai zitto mentre lui rantolava a causa delle sevizie subite. Si compone di elementi sempre più scabrosi il puzzle investigativo sul delitto di Christopher Thomas Luciani il 17enne di Rosciano ucciso domenica con 25 coltellate in un parco del centro di Pescara.
Elementi raccolti dagli inquirenti anche attraverso il testimone chiave che ha fatto scattare l’allarme: "Ero allibito, volevo fermarli ma non sapevo come fare. Sembrava che non ci stessero più con la testa", ha detto il giovane il quale ha aggiunto: "Nonostante l’accaduto siamo andati al mare a fare il bagno" e lì uno dei due presunti assassini" si è disfatto del coltello che aveva avvolto in un calzino sporco di sangue, lasciandolo dietro agli scogli".
Il corpo del ragazzino senza vita è stato rinvenuto riverso nell’erba di un campetto. Solo due giorni prima si era allontanato da Limosano nella provincia di Isernia viveva nella comunità per minori allontanati dalle famiglie, Il Piccolo Principe.
"Mio nipote non era un drogato e non era un tossico. Aveva tre anni e mezzo quando l’ho preso. L’ho cresciuto io, sono stata la mamma". Queste le parole della nonna di Thomas la quale spera nella giustizia e nel fatto che la verità prima o poi venga a galla: "Non si può uccidere un ragazzino così. Era mingherlino, piccolino, era un ragazzo d’oro. Aveva i grilli che hanno tutti i ragazzi di questa età.