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CUPRA MARITTIMA - Mentre continua a pieno ritmo l’impegno da parte dei volontari, per garantire la maggiore copertura oraria possibile al nido della tartaruga Caretta caretta la capitaneria di porto fa appello a chiunque possa dare disponibilità a coprire i turni di monitoraggio, a contattare, preferibilmente tramite sms e whatsapp, il numero 388 743 5299.
Chiamata a raccolta di volontari per accompagnare le uova di tartaruga verso la schiusa in modo sicuro e protetto. "Grande merito - scrive la Capitaneria di porto - va alla costanza e all’impegno di decine di volontari della Fondazione Cetacea impegnati nella sorveglianza del nido in maniera continuativa: l’azione dei Tartarwatchers va dal pattugliamento delle spiagge, alla segnalazione di possibili impronte di “mamma tartaruga” fino alla messa in sicurezza dei nidi e sorveglianza fino alla schiusa".
Il nido è stato scoperto nella notte tra il il 12 ed il 13 giugno quando una tartaruga marina ha scelto di deporre le sue uova sulla spiaggia di Cupra Marittima.
La segnalazione è giunta all’Ufficio Locale Marittimo di Cupra da una persona che, mentre passeggiava lungo la battigia, ha notato l’evento tanto insolito quanto spettacolare che è avvenuto davanti ai suoi occhi.La Capitaneria di porto di San Benedetto del Tronto ha coinvolto il veterinario Nicola Ridolfi della Fondazione Cetacea (con deroga per la gestione dei nidi in Emilia Romagna e Marche) intervenuto sul posto unitamente ai soci Donatella Sordelli e Emidio Scarponi, grazie ai quali è stato possibile individuare il punto esatto di nidificazione.
Il personale della Capitaneria di Porto - Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto si è attivato per mettere in sicurezza il nido delimitando l’area a circa 6 metri dalla battigia e preservare l’evento straordinario che, si ricorda, non accadeva da anni nella costa marchigiana.
È stato aperto un tavolo di lavoro per il coordinamento delle azioni future a tutela del nido con la Capitaneria di Porto, l’Amministrazione comunale, l’Unità di Ricerca e Didattica dell’Università di Camerino e la Fondazione Cetacea.