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A dieci giorni dalla caduta della giunta Pignotti, l’ex sindaco di Sant’Elpidio a Mare rompe il silenzio con una lunga nota:


“Quando si amministra una città, a qualsiasi livello lo si faccia (come Sindaco, assessore o consigliere) si deve fare il bene della comunità. Per farlo occorre agire sempre secondo coscienza e diligenza.
Una città commissariata è una città che non progetta, è una città che non cresce.
Causare il mancato sviluppo di una comunità significa non aver fatto il bene dei suoi concittadini: questa, purtroppo, è la triste conseguenza delle dimissioni dei consiglieri dello scorso 26 giugno.
Queste dimissioni rappresentano, secondo il mio parere, una mancanza di rispetto non tanto verso di me, quanto verso la cittadinanza.

Credo che i consiglieri che hanno compiuto questo gesto non abbiano valutato le conseguenze delle loro azioni, non hanno riflettuto su cosa sarebbe significato avere un comune commissariato per un anno, in un momento particolarmente delicato con numerose questioni aperte, da affrontare.

Basti pensare al trasferimento di 600 ragazzi delle scuole, fortunatamente ben avviato, al discorso della centrale a biometano per la quale erano quotidiani i contatti con i rappresentanti delle realtà locali e dell’amministrazione interessata, alla vicinanza e al sostegno per i commercianti che operano in prossimità del ponte sul fiume Ete a Casette chiuso per lavori che proprio mercoledì scorso dovevo incontrare, o alle attività del centro storico per le quali stavamo pensando una misura per i disagi dovuti ai tanti cantieri. Per non parlare degli aumenti richiesti dalla società di igiene urbana, per i quali avevamo trovato un punto di accordo con Ata al fine di evitare un salasso per i cittadini, o dei tanti altri progetti a buon punto, avviati o in partenza. Penso infine ai bandi e le opportunità alla finestra, dal bando accoglienza, a borgo accogliente, al bando su strade e abbattimento barriere architettoniche per i quali stavamo programmando la partecipazione.
Il commissariamento, per sua natura, è un provvedimento che garantisce una gestione amministrativa ordinaria che di certo non mira all’intraprendenza di chi, quel ruolo, lo ha fortemente voluto, supportato dalla comunità.

Di certo 9 consiglieri non sono l’espressione della maggioranza degli elpidiensi e la vicinanza di quanti mi hanno scritto e sono qui oggi lo dimostra.
Mi auguro che la giovane età, soprattutto dei 3 consiglieri di maggioranza, li abbia portati a compiere questo gesto avventato senza rendersi conto delle conseguenze. Un gesto vigliacco, irresponsabile e irrispettoso, senza alcun preavviso e ingiustificato, compiuto senza metterci la faccia ed evitando il confronto dai banchi del consiglio comunale, pugnalando la città con un pezzo di carta protocollato e, cosa ancor più grave, senza ascoltare chi faceva parte della loro lista e del loro gruppo.

Il mancato ascolto (dialogo e confronto non sono mai mancati) e l’invio delle missive ai centri anziani (che avrò modo di spiegare) sono solo motivazioni pretestuose e inconcludenti. Se il problema è stato il rimpasto di Giunta ricordo che le nomine sono fiduciarie del Sindaco e di non aver quindi ribaltato alcun voto popolare, giudicando il lavoro di chi mi sta accanto. A poche settimane dalla nomina, la nuova Giunta, che avrei avuto il piacere di presentare con una serie di assemblee pubbliche sul territorio nel mese di luglio, ha iniziato ad operare in modo armonioso e senza sosta.

L’obiettivo forse era proprio quello di evitare di farci proseguire per paura si lavorasse al meglio? Si cerca di giustificare il gesto con motivazioni inesistenti, di mancato ascolto, quando invece c’è sempre stato il confronto. Peccato che quei consiglieri questo confronto lo hanno sempre evitato, nonostante avessi proposto loro anche di confrontarsi in maniera calendarizzata con la cittadinanza, non prendendo mai una posizione netta, mostrando sì alcune loro perplessità, che mai tuttavia avrebbero lasciato presagire un gesto così estremo ed irresponsabile.

Mi chiedo e vi invito a chiedervi: è meglio la figura del commissario (senza voler nulla togliere alla sua professionalità ed impegno), meglio una città paralizzata? Per mano di 9 persone, 17.000 cittadini si trovano in questa scellerata situazione: vogliamo dire che questo non sia un problema? Me lo chiedo ed è giusto che l’intera città se lo chieda.
Da parte mia, nei loro confronti, la parola d’ordine da oggi sarà: INDIFFERENZA.

Al commissario prefettizio auguro, comunque, buon lavoro: ho già avuto i primi contatti con Lei manifestando la mia disponibilità e sostegno.
Saluto tutti i dipendenti comunali, che sono stati operatori instancabili ma soprattutto collaboratori sinceri, competenti e leali. Sarà mia premura nei prossimi giorni elencare quanto fatto in un anno e 8 mesi.
Riparto da un gruppo grande, forte, che mai mi ha fatto mancare il suo sostegno, oggi più di ieri. Un gruppo che, rappresentativo di centinaia e centinaia di consensi, è proiettato già al futuro.
Con un grazie finale e speciale a tutti gli elpidiensi, qualunque sia la loro considerazione della mia persona, è stato un onore rappresentare questa Città”.

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