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Sindacati sul piede di guerra alla Ast di Ascoli che lamentano una situazione divenuta ormai insostenibile per il lavoratori impiegati nei due ospedali di Ascoli e Dan Benedetto. «Non bastavano le vane promesse di assunzione che non sono mai avvenute e che la Direzione Generale e quella Amministrativa avevano più volte portato ai tavoli contrattuali quando, vista la situazione allarmante dei Tecnici di Radiologia, avevamo con forza lamentato l’incredibile sottodimensionamento dei suddetti professionisti - si legge nella nota a firma delle organizzazioni sindacali di maggioranza -. Non era sufficiente neppure il taglio deciso dall’Azienda del secondo tecnico nell’orario notturno adducendo che due professionisti in turno fossero troppi ed il numero di prestazioni non ne giustificasse la compresenza, salvo poi rivedere pubblicamente la decisione dichiarando che a San Benedetto, per i mesi estivi, il secondo tecnico sarebbe stato ripristinato. Non vi è stata neanche coerenza nel dare seguito agli impegni assunti dal momento che invece, poi, il secondo tecnico notturno non è mai stato reintegrato. Come se tutto ciò non bastasse, l’Ast di Ascoli Piceno ha inventato una nuova forma di lavoro: il lavoro straordinario in luogo di quello ordinario».

Nella stessa nota, i rappresentanti sindacali riferiscono che, nel corso di una recente riunione con il personale della Radiologia di San Benedetto, si sia dichiarato che, non essendoci sufficiente personale per ripristinare il secondo tecnico nel turno notturno nemmeno durante i picchi della stagione estiva, il reperibile lavorerà, tutti i giorni, dalle 20.00 alle 24.00 in regime di lavoro straordinario.

«Tale assurda programmazione dell’attività però è illegittima da ben due punti di vista - contestano i sindacati -. Quello giuridico, perché non può ricorrersi al lavoro straordinario per attività prevedibili e programmabili ed è dunque impensabile che tutti i giorni il reperibile presti attività straordinaria secondo una pianificazione del lavoro ordinaria; quello economico perché, sebbene vi sia un incremento di spesa per l’Amministrazione, che di fatto starebbe pagando di più una prestazione lavorativa che dovrebbe invece essere riconosciuta con la retribuzione ordinaria, lo stesso datore di lavoro risparmierebbe attingendo, per quell’incremento di spesa, direttamente dal salario accessorio dei lavoratori che, quindi, si autofinanzierebbero lo straordinario. Tutto questo, seppure sembra fantascienza, sta avvenendo nella più grande Pubblica Amministrazione del territorio Piceno».

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