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A Cupra Marittima, nel Piceno, sono cominciate le delicatissime operazioni di spostamento del nido di tartaruga Caretta caretta, per via della eccessiva vicinanza all’acqua e del crescente rischio di alte maree che minacciavano di sommergerlo. E, per aumentare le possibilità di riuscita, si è dovuto attendere fattori climatici ottimali, dopo il 25esimo giorno dalla deposizione. Le attività propedeutiche alla dislocazione del nido sono state messe in atto dal personale di Fondazione Cetacea, responsabile della gestione del nido autorizzata con deroga ministeriale, e coadiuvate da oltre 30 fra ricercatori, studiosi, volontari e militari della Guardia Costiera che si sono dati appuntamento sul quel lembo di spiaggia libera di Cupra Marittima diventato famosissimo dallo scorso 12 giugno. Dopo aver individuato una nuova spiaggia, con un corpo sedimentario analogo a quello “originale”, il team di esperti di Fondazione Cetacea (capitanato dalla dottoressa Chiara Roncari) ha trepidamente atteso che la temperatura della sabbia scendesse sotto i 28 gradi per iniziare la complessa operazione di manipolazione del nido. In serata, però, la brutta notizia: durante l’operazione di apertura del nido è stato constatato che tutte le 67 uova non erano vitali. Alcune erano rotte, altre ammuffite o malformate, probabilmente a causa della scarsa esperienza della tartaruga nidificante. Nonostante l’esito deludente, però, la presenza del nido ha rappresentato un’opportunità straordinaria per i curiosi che, nell’ultimo mese, hanno potuto avvicinarsi al mondo delle tartarughe marine. Grazie a Fondazione Cetacea ed a tutti i suoi volontari, il nido è diventato una piccola aula all’aperto, dove grandi e piccini hanno potuto imparare, confrontarsi e sviluppare una maggiore consapevolezza ambientale. 

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