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TAVULLIA - Resta in carcere Artur Cerria. Il gip Giacomo Gasparini ha convalidato l’arresto dopo l’udienza di sabato scorso. Il 37enne albanese residente a Tavullia, reo confesso dell’omicidio del connazionale 38enne Dritan Idrizi, ha detto al magistrato che non voleva ucciderlo. Voleva solo difendere la moglie, il figlio e se stesso, nel regolamento di conti tra famiglie rivali avvenuta mercoledì sera a Tavullia. Cerria si trova in carcere a Rimini. I suoi legali hanno presentato un’istanza di trasferimento in un luogo di detenzione più sicuro, in quanto nello stesso penitenziario si trova anche un parente della vittima. Non è opportuno, come hanno motivato i legali di Cerria, che possa incontrarlo, considerato che alla base dell’aggressione ci sono profonde ruggini tra i due gruppi familiari. Ancora non è stato deciso dove andrà, ma le pratiche sono in corso. Dall’autopsia è emerso che la morte di Idrizi è avvenuta per arresto cardiocircolatorio a seguito di uno shock emorragico. Quattro le coltellate inferte, di cui una nella zona del cuore. Il medico legale ha comunicato risultati dell’esame autoptico al pubblico ministero proprio nelle stesse ore, in cui sabato pomeriggio, era in corso l’udienza di convalida dell’arresto. Il pubblico ministero ha contestato all’indagato le quattro coltellate e lui ha reagito abbassando la testa sconvolto, dicendo più volte di essere dispiaciuto. I legali hanno definito Cerria molto provato e questa reazione dimostrerebbe, a loro parere, che non aveva intenzione di uccidere ma solo difendere se stesso e la sua famiglia. In carcere con l’accusa di lesioni gravi anche Gili Quedari, 28 anni cameriere residente a Cattolica e Admir Shoshari, 54 anni, residente a San Giovanni in Marignano, meccanico a Cattabrighe. I due hanno accompagnato Dritan a Tavullia la sera del 7 agosto. Tutto sarebbe iniziato quel pomeriggio stesso, quando alcuni dei protagonisti della vicenda si sono visti a Cattolica. Ci sarebbe già stato un alterco con Cerria e la moglie. E la donna avrebbe sputato in faccia a Quedari. Dissidi che partono da lontano per via di un debito legato alla riparazione di un’auto del 37enne. I protagonisti negano che si tratti di storie di droga, benchè alcuni di loro abbiano diversi precedenti. Cerria ha raccontato che qualche settimana fa il figlio era stato aggredito e rapinato del cellulare dal figlio di Shoshari assieme ad alcuni suoi amici. Storie tese culminate la sera del 7 agosto con l’arrivo davanti a casa di Cerria con bastoni e martelli per un confronto-scontro finito nel sangue.


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