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A distanza di quasi vent’anni dal delitto di Garlasco, gli inquirenti sarebbero tornati a occuparsi di uno degli elementi chiave del caso: l’impronta della scarpa numero 42 trovata sul pavimento della villetta di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007.
Secondo quanto rivelato dalla trasmissione Ore 14 in onda su Rai 2, gli investigatori avrebbero effettuato, circa due mesi fa, nuovi accertamenti in una fabbrica marchigiana di Civitanova Marche, che all’epoca produceva in esclusiva per il marchio Frau le suole del tipo ritrovato sulla scena del delitto.

L’impronta – lunga 27 centimetri e con suola a pallini – era stata tra le prove principali che portarono alla condanna definitiva di Alberto Stasi per l’omicidio della fidanzata. Tuttavia, la recente visita degli inquirenti nella fabbrica marchigiana sembra riaprire interrogativi mai del tutto sopiti.
Nel corso del programma condotto da Milo Infante, una responsabile dell’azienda ha inizialmente dichiarato che la produzione di quelle suole potrebbe non essere stata realizzata da loro, salvo poi correggere il tiro: «Sì, le suole erano nostre, ma non sappiamo su quali modelli di scarpe siano state montate. Noi ci occupavamo solo della produzione delle suole, non delle numerazioni o dell’assemblaggio finale».

Un dettaglio tecnico sollevato durante la trasmissione aggiunge ulteriore complessità alla questione: una lunghezza di 27 centimetri corrisponde più propriamente a una taglia 42,5 o 43, e non esattamente al numero 42 come indicato nei documenti processuali. La Frau, tuttavia, non produceva mezze misure, rendendo la corrispondenza tra l’impronta e il modello incriminato ancora più sfumata.

In collegamento telefonico, Giada Bocellari, una dei legali di Stasi, ha ribadito che il suo assistito «non possedeva alcuna scarpa Frau numero 42». In studio, l’altro difensore Antonio De Rensis ha sottolineato come «la suola e la scarpa siano due elementi distinti: l’impronta, di per sé, non basta per stabilire la compatibilità».

Il nuovo sopralluogo nella fabbrica marchigiana, confermato da fonti investigative, non rappresenta una riapertura ufficiale del caso, ma alimenta nuovamente l’interesse su uno degli episodi giudiziari più discussi degli ultimi decenni, dove – nonostante la condanna definitiva – permangono ancora dubbi e zone d’ombra.

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