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TAVULLIA - E’ in isolamento nel carcere di Forlì Artur Cerria. Il 37enne albanese residente a Tavullia, reo confesso dell’omicidio del connazionale 38enne Dritan Idrizi, ucciso con 4 coltellate, continua a sostenere, tramite il suo legale, quanto dichiarato davanti al gip Giacomo Gasparini nell’udienza di convalida del 7 agosto. Non voleva uccidere Idrizi. Voleva solo difendere la moglie, il figlio e se stesso, nel regolamento di conti tra famiglie rivali avvenuto a Tavullia lungo via San Giovanni. Cerria è stato trasferito a Forlì’ dal carcere di Rimini, dopo l’istanza presentata dai suoi legali, per la custodia cautelare in un luogo di detenzione più sicuro, in quanto nel penitenziario riminese si trovava anche un parente della vittima. Eventuali incontri non sarebbero stati opportuni, considerato che alla base dell’aggressione ci sono profonde ruggini tra i due gruppi familiari. il legale di Cerria, l’avvocato Matteo Mattioli chiederà al magistrato la modifica del regime di detenzione in isolamento, per spostare il 37enne albanese con gli altri detenuti, in quanto ritiene che non ci siano i presupposti per l’isolamento. In carcere con l’accusa di lesioni gravi anche Gili Quedari, 28 anni cameriere residente a Cattolica e Admir Shoshari, 54 anni, residente a San Giovanni in Marignano, meccanico a Cattabrighe. I due hanno accompagnato Dritan a Tavullia la sera del 7 agosto. Tutto sarebbe iniziato quel pomeriggio stesso, quando alcuni dei protagonisti della vicenda si erano visti a Cattolica. Dissidi che partono da lontano per via di un debito legato alla riparazione di un’auto del 37enne. I protagonisti negano che si tratti di storie di droga, benchè alcuni di loro abbiano diversi precedenti. Storie tese culminate la sera del 7 agosto con l’arrivo davanti a casa di Cerria con bastoni e martelli per un confronto-scontro finito nel sangue. Quedari e Shoshari hanno raccontato al gip un’altra versione dei fatti rispetto a quella fornita da Cerria. I due sarebbero entrati in scena quando già si era consumato l’omicidio. Solo Dritan inizialmente sarebbe sceso dall’auto. Quando hanno sentito le urla e il forte litigio sono scesi tutti, ma sono arrivati davanti all’abitazione a Tavullia quando si era già consumato l’omicidio. A quel punto hanno caricato in macchina Dritan per scappare.

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