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La gestione della popolazione di cervi in Abruzzo è al centro di un acceso dibattito. Il provvedimento della giunta di centrodestra che autorizza l’abbattimento di 469 cervi ha suscitato dure critiche da parte di 19 associazioni ambientaliste, tra cui WWF Abruzzo, Lega Italiana Diritti degli Animali, LIPU e Salviamo l’Orso. Le associazioni hanno inviato una nota di contestazione al Consiglio Regionale, al Ministero dell’Ambiente e all’ISPRA, mettendo in discussione le conclusioni della relazione tecnica allegata alla delibera regionale. La principale critica delle associazioni riguarda le metodologie utilizzate per monitorare la popolazione di cervi e l’efficacia degli abbattimenti nel ridurre i danni alle coltivazioni e gli incidenti stradali. Secondo la nota, i dati raccolti dalla società ‘Dream’ incaricata dello studio, risultano incompleti e insufficienti a giustificare una misura drastica come l’abbattimento. Le associazioni sottolineano che i conteggi e i monitoraggi sono stati affidati agli Ambiti Territoriali di Caccia, ovvero agli stessi enti responsabili dell’attuazione della caccia di selezione. Questo, secondo gli ambientalisti, rappresenta un conflitto di interessi e compromette l’affidabilità delle informazioni. In particolare, la relazione ammette la mancanza di uniformità nella raccolta e archiviazione dei dati, il che impedisce una valutazione accurata della popolazione dei cervi e dei danni causati all’agricoltura. Sul tema dei danni agricoli, le associazioni ritengono che non vi sia un chiaro legame di causa-effetto tra la presenza dei cervi e i danni alle coltivazioni. I dati non consentono di identificare un impatto significativo su larga scala, ma suggeriscono piuttosto che i danni siano concentrati in alcune aree specifiche, per le quali sarebbe necessaria un’analisi più approfondita. Per quanto riguarda gli incidenti stradali, la situazione appare ancora più complessa. Secondo la relazione tecnica, non è sempre possibile collegare direttamente gli incidenti alla presenza dei cervi, poiché molti incidenti sono causati da altre specie di ungulati, come i caprioli. Le associazioni fanno notare che una migliore gestione delle infrastrutture stradali, come la messa in sicurezza delle strade, potrebbe ridurre significativamente i sinistri. Le associazioni chiedono alla Regione Abruzzo di sospendere immediatamente la delibera e di avviare un confronto serio e trasparente sulle modalità di gestione della fauna selvatica. Prima di procedere con gli abbattimenti, è essenziale sviluppare un piano più accurato basato su dati certi e su soluzioni alternative, come l’uso di recinzioni e dissuasori per proteggere le coltivazioni. In conclusione, la questione della caccia ai cervi in Abruzzo rimane fortemente divisiva. Il rischio, secondo gli ambientalisti, è di ripetere gli errori fatti con altre specie, come il cinghiale, la cui caccia non ha risolto i problemi legati ai danni agricoli.

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