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Sequestrato il defibrillatore che fu utilizzato per tentare di rianimare Pamela Di Lorenzo la mamma 42enne di Alba Adriatica morta per le gravi lesioni riportate dopo esser stata colpita da un fulmine in spiaggia. Il fascicolo aperto dalla procura di Teramo resta contro ignoti, dunque non ci sono indagati ma i famigliari della vittima chiedono alla magistratura di verificare se vi siano state negligenze o ritardi nei soccorsi , soprattutto in relazione al tempo trascorso in arresto cardiaco. C’è anche da dire che apparecchi quali il defibrillatore registrano l’audio ambientale dunque catturano le voci di chi li utilizza, un aspetto anche questo importante per ricostruire quegli attimi drammatici ai fini dell’indagine in corso. Titolare del fascicolo è il pm Enrica Medori.

Quella mattina del 3 agosto Pamela si trovava in spiaggia quando fu colpita da un fulmine. Ferite in modo più lieve anche un’amica e una turista francese. Pamela è apparsa da subito in gravi condizioni. Per quasi mezz’ora è stata sottoposta a interventi rianimatori con un lungo massaggio cardiaco prima da un turista poi da un infermiere mentre ci si attivava per trovare un defibrillatore pubblico. L’apparecchio che poi è stato utilizzato appartiene ad una postazione che era a 500 metri dal posto dove si è consumata la tragedia. Trasportata con l’elicottero del 118 all’ospedale Mazzini di Teramo, è stata per giorni in coma farmacologico nel reparto di Terapia intensiva.

Pamela ha lottato per la vita ma le lesioni riportate le sono state fatali. La morte della donna è stata dichiarata il 12 agosto. L’autopsia eseguita dopo la donazione degli organi della donna, gesto d’amore e solidarietà che ha consentito di salvare sette vite, ha accertato che l’arresto cardiaco è stato causato da una scarica elettrica che ha determinato mancanza di ossigeno al cervello con danni cerebrali irreversibili. La 42enne lavorava in un bar ad Alba Adriatica era molto conosciuta, viveva con il marito e il figlio minorenne. 

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