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PERUGIA – L’inchiesta sull’omicidio di Hekuran Cumani, il 23enne di Fabriano ucciso nella notte tra sabato 12 e domenica 13 ottobre a Ponte San Giovanni, resta un puzzle pieno di incognite. Mancano ancora elementi chiave — prima di tutto l’arma del delitto — e le testimonianze raccolte finora non bastano a delineare con chiarezza cosa sia realmente accaduto.
Per questo motivo, nelle ultime ore, la Squadra Mobile ha effettuato nuove perquisizioni nelle abitazioni di due dei quattro giovani finora indagati per porto abusivo di oggetti atti a offendere e minacce aggravate. Al momento, come chiarito in una nota ufficiale del procuratore Raffaele Cantone, non ci sono persone iscritte nel registro per omicidio.
Durante le perquisizioni non è stata rinvenuta la lama con cui Cumani è stato colpito al torace e al collo, ma gli agenti hanno sequestrato diversi oggetti ritenuti utili alle indagini, oltre ai telefoni cellulari dei sospettati. I dispositivi sono ora al vaglio della polizia scientifica per la copia forense dei dati, alla ricerca di messaggi, chiamate o chat che possano fare luce sul movente e sui rapporti tra i protagonisti della vicenda.
Secondo quanto trapelato, uno dei coltelli oggetto d’indagine — un utensile da cucina — è stato trovato a bordo di un’auto perquisita, ma a un primo esame non presenterebbe tracce di sangue, anche se non si esclude che possa essere stato ripulito. Sarà comunque sottoposto a esami di laboratorio e confrontato con le ferite della vittima.
Le testimonianze raccolte finora non coincidono. C’è chi ha parlato di una colluttazione tra più persone, chi ha visto due coltelli in mano a individui diversi, e chi sostiene che a iniziare l’aggressione siano stati i ragazzi marchigiani arrivati a Perugia con Hekuran, mentre altri raccontano l’esatto contrario. Anche il fratello della vittima, rimasto ferito a una gamba, non sarebbe riuscito a identificare l’aggressore.
Uno dei giovani indagati ha ammesso di aver avuto con sé un coltello ma ha dichiarato di non averlo usato “per non peggiorare la situazione”. Presenterebbe ecchimosi compatibili con una rissa, ma — come gli altri — ha detto di non sapere chi lo abbia colpito. Nel frattempo, anche un buttafuori presente quella notte risulta indagato per lesioni, dopo aver riferito di aver “disarmato” il fratello della vittima durante la colluttazione.
Il sostituto procuratore Gemma Miliani, titolare dell’inchiesta, potrebbe disporre nelle prossime ore l’autopsia sul corpo di Cumani, per ottenere indicazioni più precise sull’arma utilizzata e sulla dinamica dell’aggressione. L’esame medico-legale potrebbe precedere eventuali nuove iscrizioni nel registro degli indagati per omicidio.
Intanto, in Procura si è tenuto un vertice tra magistrati e investigatori per fare il punto su un’indagine complessa, che si preannuncia lunga e meticolosa. L’assenza di testimoni attendibili, la mancanza di immagini utili dalle telecamere della zona e le versioni contrastanti costringono gli inquirenti a riesaminare ogni dettaglio, nella speranza di trovare quell’unico elemento in grado di sciogliere il mistero.
La città di Perugia, ancora scossa per l’omicidio di un giovane descritto dagli amici come «un ragazzo solare, instancabile e sempre disponibile», attende risposte e giustizia. Ma la strada verso la verità, per ora, sembra ancora lunga e in salita.