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ANCONA – Aveva lasciato casa senza dire dove stesse andando, portandosi dietro solo la voglia di sottrarsi a un destino già scritto da altri. I genitori, preoccupati, ne avevano denunciato la scomparsa ai carabinieri. Dopo ore di ricerche e paura, la sedicenne è stata rintracciata nei pressi della stazione ferroviaria. A quel punto, davanti ai militari, ha raccontato il motivo della fuga: «Stavo scappando perché i miei genitori volevano costringermi a sposarmi». Un matrimonio combinato che per lei non era una tradizione da rispettare, ma una gabbia da cui uscire. La ragazza, studentessa e figlia di una famiglia originaria del Bangladesh, è stata quindi collocata in una struttura protetta, lontano da chi le stava imponendo un futuro contro la sua volontà. Il caso è uno dei tanti che i carabinieri del Comando provinciale di Ancona si trovano ad affrontare quotidianamente e che, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, restituiscono la misura di un fenomeno vasto e sfaccettato. Le denunce per maltrattamenti in famiglia restano numerose: sono oltre cento le persone segnalate all’autorità giudiziaria per prevaricazioni, aggressioni e comportamenti violenti tra le mura domestiche, con decine di episodi sfociati in lesioni fisiche. Accanto a questo quadro, si registrano anche casi di atti persecutori, spesso legati alla fine di relazioni affettive, e situazioni di stalking da parte di estranei. Pesante anche il dato sulle violenze sessuali denunciate: episodi che nella maggior parte dei casi maturano in ambito familiare o comunque dentro la cerchia di conoscenze delle vittime, e che troppo spesso coinvolgono minorenni. Un altro fronte critico è quello della diffusione illecita di immagini o video a contenuto sessuale. In più occasioni le indagini hanno portato a identificare responsabili di revenge porn e, in almeno un caso, la condivisione del materiale è stata usata come strumento di ricatto economico, la cosiddetta sextortion. Nel bilancio dell’attività recente rientra anche un episodio tra i più delicati previsti dal “Codice rosso”, quello dell’interruzione di gravidanza non consensuale. Sul piano delle misure cautelari, l’intervento dei carabinieri ha consentito di allontanare diversi indagati dalle abitazioni familiari con divieto di avvicinamento alle vittime, in alcuni casi con l’applicazione del braccialetto elettronico. Per altre persone si sono aperte le porte del carcere o dei domiciliari, mentre non sono mancati arresti in flagranza per la violazione dei provvedimenti di protezione.
Un impegno quotidiano, quello dell’Arma, che prova a tenere insieme la repressione dei reati e la tutela delle vittime, con un’attenzione particolare alle situazioni in cui la violenza non colpisce solo chi la subisce direttamente, ma anche chi la vive ai margini, come i minori. E la fuga della sedicenne di Ancona resta lì a ricordarlo: quando una ragazza scappa per non essere “data in sposa”, non sta solo cercando libertà, sta chiedendo protezione.
Diretta Samb