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Sono emersi nuovi dettagli sulla tragica scomparsa di Massimiliano Galletti, il 59enne sambenedettese morto a Kiev lunedì scorso. Volontario e soccorritore paramedico, Galletti si trovava in Ucraina per aiutare la popolazione civile e offrire sostegno alle truppe locali, impegnate nel conflitto che ormai da quasi tre anni sta devastando il paese. Secondo le informazioni ricevute nelle ultime ore, Galletti è stato colpito dall’esplosione di una granata mentre era in una zona di guerra appena fuori Kiev. Stava prestando soccorso in prima linea, quando è rimasto ferito gravemente. Subito soccorso e trasportato in ospedale, l’uomo ha lottato tra la vita e la morte per settimane, ma le lesioni riportate si sono rivelate troppo gravi, e lunedì scorso il suo cuore ha cessato di battere. Massimiliano Galletti, nonostante le difficoltà in cui operava, riusciva costantemente a stare in contatto con la moglie Donatella Scarponi, con la figlia Aurora e la madre Vittoria che alla notizia della morte del figlio ha accusato un malore, richiedendo l’intervento del personale sanitario. Contatti che si erano interrotti un mese fa, quindi dal giorno in cui era rimasto vittima della deflagrazione nella zona dove si svolgevano i cruenti combattimenti fra ucraini e russi. Ora si attende il rimpatrio della salma che sarà sottoposta ad autopsia su richiesta del Ministero degli Esteri. Rimpatrio che dovrebbe avvenire entro tre giorni per evitare la cremazione. La famiglia si è affidata a un legale del foro di Pescara che è in contatto con la Farnesina. Da qualche settimana la Digos aveva attenzionato gli spostamenti di Massimiliano Galletti per i suoi frequenti movimenti tra San Benedetto e l’Ucraina, fino a chiedere informazioni negli uffici municipali di San Benedetto, dove lavorava come impiegato comunale.

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