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Si attende il rientro della salma di Massimiliano Galletti, il primo civile italiano morto in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Ma non si avranno notizie certe fino a lunedì per il rimpatrio del 59enne sambenedettese, dipendente comunale, morto dopo un mese in coma nell’ospedale di Kiev.

Galletti, esperto nella guida di cani molecolari, era in Ucraina come volontario per aiutare i soccorsi a Karkiv dove è stato raggiunto da una scheggia di un Rpg, una sorta di mortaio che non gli ha dato scampo.

L’ambasciata ha riferito all’avvocato della famiglia, Carla Tiboni che "il ministero della Difesa ucraina dovrà ancora sciogliere le riserve riguardo ad un eventuale autopsia o se dare il nulla osta del rientro della salma in Italia".

È già stata allertata un’organizzazione di pompe funebri internazionale che si occuperà del trasporto del feretro via terra perché lo spazio aereo è chiuso.
Intanto la Procura di Ascoli Piceno ha aperto un fascicolo sulla vicenda.

Dalla ricostruzione degli eventi è emerso che Massimiliano operava nelle retrovie, con il suo cane molecolare, alla ricerca dei feriti e delle vittime, con l’incarico di ’Soccorritore paramedico’.

Era partito in maniera autonoma assieme ad un amico sardo, rimasto illeso nell’esplosione avvenuta quasi al confine con la Polonia. Per Galletti però non c’è stato nulla da fare e dopo un mese di agonia si è spento lunedì scorso, 28 ottobre, lasciando nella profonda disperazione la madre Vittoria, la moglie Donatella Scarponi, la figlia Aurora e la sorella Alessandra. 

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