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A San Severino Marche, una cerimonia per il centenario della scomparsa di Ines Donati, figura femminile della prima èra fascista, ha scatenato un’ondata di polemiche e indignazione. Durante la commemorazione, organizzata dalle associazioni di destra Aries e Nuove Sintesi, un video ha ripreso sette partecipanti intenti a fare il saluto romano al momento della rievocazione di Donati, detta “La Capitana”.

L’episodio, avvenuto sabato pomeriggio presso il monumento ai Caduti, ha sollevato indignazione tra i cittadini e una reazione immediata da parte dell’Anpi provinciale. Il video, diffuso sui social e diventato rapidamente virale, mostra i partecipanti che, all’intonazione del nome di Ines Donati, alzano il braccio destro in segno di saluto fascista, rispondendo all’unisono “presente”.

La cerimonia ha previsto inizialmente un momento di raccoglimento nel centro storico, nei pressi di dove sorgeva un tempo una statua dedicata alla stessa Donati, poi rimossa nel 1943. Successivamente, i partecipanti si sono ritrovati in un ristorante per presentare un volume biografico sulla figura di Donati. La diffusione delle immagini ha fatto scattare una denuncia pubblica da parte di Francesco Rocchetti, presidente provinciale dell’Anpi, che ha dichiarato: «Stiamo valutando di procedere legalmente per difendere i valori costituzionali antifascisti e denunciare il reato di apologia del fascismo».

L’associazione partigiani ha inoltre chiesto una «presa di posizione chiara e netta» da parte dell’amministrazione di San Severino, città insignita della Medaglia d’oro al valore civile per il suo ruolo nella Resistenza. Ines Donati, figura femminile di rilievo nel periodo fascista, partecipò nel 1921 alla marcia su Roma e fu arrestata nello stesso anno per un alterco con il deputato socialista Alceste Della Seta. Nonostante la tubercolosi, continuò la sua militanza fino alla morte nel 1924, che la trasformò in un simbolo della propaganda fascista. Nel 1933 le sue spoglie furono onorate con solenni funerali, e nel 1937 le fu dedicata una statua a San Severino, poi rimossa dopo la caduta del fascismo. L’episodio ha riacceso il dibattito politico e sociale, con la Digos incaricata di analizzare il video per valutare eventuali profili di reato.

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