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Si sono riaperte le porte del carcere di Fermo per un 51enne di Fermo che era stato già arrestato nel 2016 per degli ordigni fatti esplodere davanti ad alcune chiese di Fermo,tra cui il Duomo.

Ora, sono scattate di nuovo le manette per reati contro il patrimonio e la sicurezza pubblica. A causa dell’unificazione di pene concorrenti per i delitti di maltrattamento e violenza sessuale nei confronti della ex convivente, dovrà scontare 12 anni e 11 mesi di reclusione, con una sanzione a seguito dell’aggravante della discriminazione religiosa. Lo fa sapere il suo avvocato, Caterina Ficiarà, che proprio in giornata ha incontrato il suo assistito in carcere.

L’uomo, in passato era già stato condannato per fabbricazione e porto di materie esplosivo e danneggiamento a seguito di incendio e aveva espiato la sua pena, in parte con una misura alternativa, di cui ora non potrà più beneficiare.

Gli episodi risalgono al febbraio del 2016 quando un ordigno è stato fatto esplodere nei pressi del duomo di Fermo, con lievi danni al portone di ingresso. A quel fatto sono seguite altre esplosioni incendiarie: nell’aprile dello stesso anno è stato fatto esplodere un secondo ordigno rudimentale davanti al portone della chiesa di San Marco alle Paludi, sempre a Fermo.

Nessun ferito ma i danni erano stati ingenti poiché la deflagrazione aveva fatto saltare in aria il portone d’ingresso. Nei giorni a seguire si erano registrati altri ritrovamenti di materiale esplosivo nei pressi di altre chiese di Fermo. Le attività investigative erano arrivate ad un punto di svolta dopo il ritrovamento, in un’abitazione dell’arrestato, di materiale esplosivo e per il confezionamento di ordigni rudimentali.

La procura di Fermo, nei primi giorni di luglio del 2016, aveva emesso a carico dell’arrestato, un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, perché in concorso con un altro uomo, soprannominato "il lupo", "fabbricava, senza licenza dell’autorità, ordigni esplosivi, che venivano poi illegalmente portati in luogo pubblico e fatti esplodere, al fine di incutere pubblico timore ed attentare alla sicurezza pubblica".
Giovedì scorso l’epilogo di questa vicenda, in cui la Squadra Mobile ha assicurato alla giustizia il condannato.

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