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Erano stati salvati giovedì scorso, il 12 dicembre, con un intervento nelle acque internazionali della zona Sar libica, mentre stavano viaggiando su un gommone. E dopo cinque lunghi giorni di navigazione sono arrivati ad Ancona i 34 migranti soccorsi dalla nave Life Support di Emergency. Lo sbarco, il tredicesimo nel porto dorico, è avvenuto in mattinata, alle 7.30. Tante le difficoltà che i profughi, tra cui un minore non accompagnato, hanno dovuto affrontare in questo lungo viaggio. “Siamo arrivati ad Ancona dopo cinque giorni di navigazione in cui le condizioni meteo non sono state sempre favorevoli, in particolare nelle prime 48 ore abbiamo avuto onde di quasi due metri – commenta Laura Pinasco, comandante della Life Support -. I naufraghi sono stati assistiti dal nostro personale medico, finalmente sono sbarcati a terra e sono al sicuro, non possiamo che augurare a tutti il meglio per la loro vita futura". I naufraghi, tutti uomini e un minore non accompagnato, erano partiti dalle coste libiche e provengono da Afghanistan Pakistan e Sudan, Paesi devastati da conflitti armati, instabilità politica, povertà e crisi climatica. “Vengo da Parachinar, in Pakistan, una città al confine con l’Afghanistan – spiega un ragazzo di 23 anni a bordo -. Negli ultimi anni la mia città è stata bersaglio di molti attacchi terroristici, non è un luogo sicuro dove vivere. Le scuole sono chiuse, gli ospedali non hanno gli strumenti per operare, c’è solo una strada che collega la città con il resto del Paese e viene spesso bloccata, fermando quindi l’arrivo di viveri e scorte mediche anche per settimane. Per me era impossibile vivere così, non mi sentivo al sicuro, dovevo andarmene. All’università ho studiato optometria ma non riuscivo a trovare lavoro, non riuscivo a sostenere la mia famiglia, anche per questo ho deciso di partire. Ho lasciato il Pakistan 4 mesi fa e da lì sono andato prima a Dubai e poi in Egitto, infine ho preso un aereo per Bengasi, in Libia, dove mi aspettavano delle persone in macchina – prosegue -. Mi hanno portato a Tripoli, ma nei tre mesi che ho passato in Libia ho cambiato molte città. I trafficanti con cui ero ci picchiavano e ci facevano mangiare solo un pezzo di pane al giorno con un po’ di acqua. La prima volta che abbiamo provato ad attraversare il mare, un drone delle milizie libiche ci ha trovati prima che salissimo sulla barca e siamo dovuti scappare via perché sarebbero venuti a prenderci. Dopo abbiamo aspettato ancora un mese, questa è la seconda volta che ho provato a fare il viaggio”. Per quanto riguarda il porto dorico, questo è stato il 13esimo sbarco. I 34 migranti resteranno tutti nelle Marche e saranno dislocati nei vari centri di accoglienza presenti sul territorio. In dieci resteranno ad Ancona.