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Con l’accusa di omicidio colposo un imprenditore 50enne è stato rinviato a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, per la morte di un pastore 23enne della Guinea.

I fatti risalgono al 2019, quando il 23enne aveva trovato rifugio in una pertinenza dell’azienda e aveva acceso un braciere di fortuna per riscaldarsi durante la notte. Poi il decesso per intossicazione.

Secondo l’accusa l’imputato non avrebbe garantito al giovane immigrato tutte le tutele di sussistenza richieste: un alloggio riscaldato e acqua calda, quel minimo necessario per superare le rigidità dell’inverno alle porte.

L’imprenditore aveva spiegato ai giudici che nel contratto, che aveva regolarmente sottoscritto con il pastore, non era prevista la fornitura dell’alloggio, ma nei fatti il 23enne in quell’ex caseificio adibito a rifugio viveva da circa quattro mesi dopo essersi trasferito da Firenze. Prima udienza del processo il 2 ottobre.

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