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ANCONA - L’aveva sorpresa a fumare le sigarette, gli rispondeva quando la rimproverava, usciva troppo con le amiche. Una vita molto occidentalizzata per lei, 14 anni, di origine marocchina. Per il fratello, 33 anni, la sorella non era all’altezza della loro religione islamica: è finito a processo per maltrattamenti in famiglia e oggi è stato condannato a due anni di reclusione. La sentenza emessa dal giudice Roberto Evangelisti è arrivata nel pomeriggio.
I fatti sarebbero avvenuti nell’Anconetano, tra il 2013 e il 2017, poco dopo la morte del padre. Da lì il 33enne si sarebbe posto alla guida della famiglia il 33enne e avrebbe inferto alla sorella punizioni corporali anche con un coltello. L’imputato, difeso dall’avvocato Luca Montanari, è stato sentito in aula prima del verdetto.
"Ho scoperto con la denuncia che mia sorella ha molto ingigantito le cose - ha affermato il 33enne -: è vero che mio padre in punto di morte mi ha chiesto di badare a lei e alla nostra famiglia, io ho preso le redini di tutto e così ho fatto. Mia sorella faceva cose sbagliate, fumava a 14 anni, io lo sentivo dalle sue mani l’odore delle sigarette e la rimproveravo per quello che faceva, non solo per le sigarette anche perché rispondeva mali. Schiaffi? Alcuni sì glieli avrò dati ma era per la sua educazione, lei ha gonfiato tutto, non ero così come ha detto".
Nella sentenza il giudice ha disposto il rinvio degli atti in Procura per falsa testimonianza della vittima. Sentita in una precedente udienza infatti aveva molto ridimensionato i fatti. La ragazzina aveva denunciato il fratello appena diventata maggiorenne, quando era riuscita a lasciare l’abitazione familiare. 

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