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Negli ultimi due anni, la ricostruzione post-sisma del 2016 ha registrato progressi significativi, con un incremento senza precedenti delle somme erogate. Secondo il Commissario alla Riparazione e Ricostruzione, Guido Castelli, il 57% delle risorse complessivamente distribuite dal 2016 a oggi è stato liquidato tra il 2023 e il 2024. Nelle Marche, solo nel 2023 sono stati versati oltre un miliardo di euro alle imprese, mentre nel 2025 la cifra ha già raggiunto i 170 milioni.
Un tema cruciale affrontato nelle ultime settimane riguarda la transizione tra due diversi sistemi di finanziamento della ricostruzione: fino al 31 dicembre 2025, salvo modifiche legislative, sarà possibile beneficiare dell’integrazione con il Superbonus 110%, mentre successivamente si farà affidamento esclusivamente sul contributo sisma. L’obiettivo principale è ridurre al minimo gli oneri economici a carico dei terremotati, che potrebbero derivare dall’inflazione e dalle speculazioni nel settore edilizio, amplificate anche dall’effetto del Superbonus.
Per affrontare questa problematica, la struttura commissariale ha condotto un’analisi dettagliata sulle pratiche di ricostruzione privata, individuando le situazioni in cui intervenire con aumenti mirati del contributo, evitando così una distribuzione indiscriminata delle risorse. Si è constatato, infatti, che non tutti i terremotati hanno usufruito del 110% e che in molte pratiche non si sono verificati oneri aggiuntivi per i cittadini. Un incremento generalizzato del contributo parametrico avrebbe quindi rischiato di favorire chi non ne ha reale necessità, penalizzando invece chi affronta costi più elevati.
In questa ottica, sono state previste maggiorazioni significative per i casi di ricostruzione più complessa, come quelli che riguardano danni gravi, cantieri in condizioni difficili, aree a maggiore amplificazione sismica e zone del cratere ristretto. Il riferimento per la determinazione dei costi è il Prezziario Unico del Cratere (PUC), già in uso nella versione 2022 per la ricostruzione privata e attualmente in fase di aggiornamento. A tal fine, è stato affidato un incarico a una società specializzata che adotterà un metodo analitico per la definizione delle varie voci di prezzo. Un prezziario omogeneo e realistico è essenziale per evitare distorsioni territoriali, contrastare fenomeni speculativi e garantire trasparenza nei costi della ricostruzione.
Un altro aspetto rilevante riguarda la necessità di mantenere alta la vigilanza su possibili infiltrazioni della criminalità organizzata, particolarmente in un contesto in cui la fine del 110% potrebbe attirare interessi illeciti. Per questo motivo, si punta a garantire regole certe e profitti equi per le imprese, in modo da tutelare il tessuto economico locale.
Castelli ha ribadito che il metodo di lavoro rimarrà improntato sul dialogo e la collaborazione con tutti gli operatori coinvolti nella ricostruzione. Vi è piena disponibilità a valutare eventuali miglioramenti all’ordinanza sul contributo parametrico, recentemente approvata dalla Corte dei Conti, e a condividere il percorso per l’aggiornamento del PUC 2025. Inoltre, il Commissario ha sottolineato l’importanza di affrontare altre criticità legate alla ricostruzione, come la carenza di manodopera, le condizioni di alloggio per i lavoratori, la trasparenza nei subappalti e la gestione dei flussi di lavoro nei cantieri.
Infine, Castelli ha fatto riferimento ai recenti episodi avvenuti a Tolentino come segnali d’allarme da non sottovalutare. Ha invitato tutti gli attori coinvolti a un’assunzione di responsabilità, ricordando che la ricostruzione deve avere come obiettivo primario il benessere dei terremotati e la corretta gestione delle risorse. Chi non condivide questa visione, ha concluso il Commissario, si troverà in una "chiara posizione di fuori gioco".