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La procura della Repubblica di Pesaro ha chiesto il rinvio a giudizio per Michael Alessandrini, il 30enne pesarese reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri, avvenuto la sera del 20 febbraio in casa con 17 coltellate nel centro storico di Pesaro in via Gavelli. Alessandrini è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Il 5 febbraio l’udienza davanti al gup, poi ce ne saranno altre due, il 12 e il 13 febbraio. Per la difesa Alessandrini non aveva premeditato l’omicidio mentre per la procura nell’omicidio c’è stata la premeditazione. Il 30enne si trova rinchiuso nel carcere di Villa Fastiggi. Il pool di periti incaricati dal tribunale aveva decretato, nel corso dell’udienza preliminare, la semi-infermità mentale di Michael. Una relazione che si concludeva con la necessità per il 30enne di un piano integrato che contenga una componente psicofarmacologica, psicoterapeutica e di reinserimento sociale. Un programma che per il suo legale, l’avvocato Salvatore Asole ora affiancato anche dall’avvocato Carlo Taormina, ora non sarebbe compatibile con il regime di detenzione in carcere. Ma il giudice di sorveglianza aveva respinto l’istanza per il ricovero in una Rems o gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Nel primo interrogatorio in Italia, era emerso che nel mirino di Alessandrini c’erano altre due persone. Persone che secondo il 30enne pesarese sarebbero state meritevoli di morire. La voce divina che parlava ad Alessandrini li vedeva come peccatori e gli chiedeva di eliminare per il bene dell’umanità. Non ci era riuscito, perchè poi dopo l’omicidio di Panzieri, Michael era scappato in Romania, in una fuga durata 30 ore, prima di essere bloccato dalle autorità romene e portato a Timisoara, dove era stato rinchiuso in cella fino all’estradizione in Italia. Secondo quanto riferito da Michael al giudice, Pierpaolo e un altro gruppo di ragazzi avrebbero tenuto un atteggiamento verso una ragazza di nome Julia, inaccettabile per Alessandrini, il quale la riteneva indifesa e fragile. E avrebbe agito come "giustiziere", aspetto già emerso nell’interrogatorio reso a Timisoara. Una sorta di delirio mistico che ha armato la mano di Alessandrini.