Cure domiciliari, le Marche potenziano il servizio con 84 medici

Filippo Saltamartini

Nelle Marche si rafforza la sinergia tra medici di medicina generale, Usca (Unità di continuità assistenziale) e medici ospedalieri per potenziare le cure domiciliari contro il Covid-19, utilizzando anche la telemedicina e strumenti elettromedicali “mobili”, per limitare le ospedalizzazioni con l’utilizzo di Remdesivir e anticorpi monoclonali (quest’ultima terapia va eseguita per ora in ospedale).

Lo prevede, ha annunciato l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, una delibera che la giunta si appresta ad approvare. Sono coinvolti nell’operazione, riferisce l’assessore, anche 84 medici ospedalieri specialisti in vari settori (cardiologi, pneumologi, infettivologi, pediatri, neurologi, oncologi ecc.) i quali ‘collaboreranno’ al progetto che verrà ‘sperimentato’ per almeno un mese.

Questo lo ‘schema’ che verrà nella sostanza utilizzato: il medico di medicina generale fa l’anamnesi, l’Usca interviene a domicilio e, in base alle patologie, sintomi e fase della malattia, viene coinvolto uno specialista per la terapia da adottare. “La scelte di ospedalizzare, curare a domicilio e con quali farmaci, saranno appannaggio dei medici interessati –  ha rimarcato Saltamartini citando ad esempio il Remdesivir -.

Ad esempio per un paziente con i primi sintomi, potrebbe essere ‘proposta’ la terapia con anticorpi monoclonali che al momento va fatta in ospedale per infusione endovenosa che dura 3-4 ore; per un paziente più avanti nella malattia, verranno coinvolti medici specialisti per le terapie del caso”.

“Chiaro che non c’è un indirizzo politico sul farmaco da utilizzare”, ha precisato Saltamartini, aggiungendo che l’iniziativa viene presa su ‘suggerimento’ dell’azienda sanitaria. “Cerchiamo – ha spiegato Saltamartini – sulla base dell’esperienza di Usca e medici generici, di evitare di ospedalizzare, proviamo a organizzare la cura domiciliare con le migliori professionalità disponibili”.

 

di Christian di Bonaventura