Sequestro di Monte San Giusto, le indagini si spostano a Firenze sulle tracce di un quinto uomo

Otto giorni in mano ai suoi aguzzini con manette e piedi scalzi. Spesso seviziato con scosse elettriche. È accaduto ad un turista inglese, in Italia dal primo giugno, salvato dai carabinieri.

Ora le indagini sul sequestro di Monte San Giusto paiono spostarsi a Firenze, dove si cerca di rintracciare un quinto personaggio che, secondo la ricostruzione della vittima, avrebbe avuto un ruolo cruciale nel suo sequestro.

Tutto è partito mercoledì pomeriggio, dopo la segnalazione ricevuta da Londra, i carabinieri del Ros di Ancona e del reparto operativo di Macerata hanno fatto irruzione nell’appartamento di via Carducci, trovando quattro ragazzi – Ahmed Rajraji, Dona Conte, Rubens Gnaga e Aurora Carpani – e nell’ultima stanza, ammanettato a una scala a libro di ferro, il 25enne Sam Kourosh Demilecamps.

Il ragazzo inglese avrebbe riferito di essere arrivato a giugno in Italia e di essersi spostato nelle Marche su suggerimento di un fermano conosciuto a Bologna. Per un mese era rimasto a Civitanova, dove aveva conosciuto Ahmed e Rubens.

Poi aveva ripreso il suo tour, fino a quando a ottobre era stato ricontattato dal fermano. Avevano deciso di rivedersi a Firenze, ma all’appuntamento, al quale era presente anche un tedesco amico di Demilecamps, si erano presentati Rajraji, Conte e Gnaga che lo avrebbero aggredito, prendendolo a calci e pugni. Mentre il fermano assisteva, il tedesco suo amico era scappato impaurito. E proprio da Firenze riparte il filone di indagini per cercare di individuare questo fermano. Chi è? E perché avrebbe favorito il sequestro? Il tedesco avrebbe riferito di essere stato minacciato e di aver taciuto per questo.

Il giovane inglese ha poi riferito che i suoi aguzzini lo avevano caricato a forza su un’Audi A3 e costretto a prendere sei pasticche di tranquillante. Durante la detenzione avrebbe subito continui atti di violenza, pugni al costato, calci, scariche di taser e tentativi di soffocamento nella vasca piena d’acqua.

“Sono stato colpito – ha detto agli inquirenti – con un fucile da soft air e sporadicamente nutrito con i loro avanzi”. Sam ha riferito che il suo cellulare era stato preso dai sequestratori, che glielo avrebbero ridato solo per chiedere alla famiglia un riscatto di 7mila euro. Ma era riuscito a mandare la sua posizione ai famigliari.

I carabinieri non credono, comunque, all’ipotesi di un sequestro simulato: il ragazzo è stato trovato chiuso in una stanza, al buio, scalzo, ammanettato a una scala di ferro e, appena lui ha capito che erano venuti a liberarlo, è scoppiato in lacrime.