L’orso Juan Carrito è tornato a Roccaraso

L’orso Juan Carrito, catturato a Roccaraso e traslocato sul massiccio della Majella dopo una breve permanenza in area faunistica, questa mattina è tornato a frequentare il centro abitato di Roccaraso. Dal 25 marzo, giorno in cui l’orso era stato rilasciato in natura attraverso un’operazione svolta dai tecnici del Parco Nazionale della Majella in collaborazione con i Carabinieri Forestali, a oggi Juan Carrito ha trascorso 18 giorni tra le valli della Majella percorrendo circa 150 km senza mai frequentare centri abitati e cibandosi di erba e formiche. Da sabato scorso i tecnici del Parco della Majella hanno rilevato, tramite il collare satellitare, lo spostamento dell’orso verso i territori dei comuni di Pescocostanzo e Rivisondoli e dopo un paio di giorni trascorsi tra i boschi stamattina l’orso si è fatto vedere nei pressi della Stazione di Roccaraso.
La fase di traslocazione sperimentale sulla Majella è dunque da considerarsi conclusa e le attività da intraprendere da adesso in poi saranno discusse nell’ambito del tavolo tecnico-istituzionale coordinato dal Ministero per la Transizione Ecologica e del quale fanno parte tutti gli Enti coinvolti nella tutela dell’orso Juan Carrito. Il ritorno a Roccaraso era un esito che, sin dall’inizio, era stato messo in conto come altamente probabile ma la traslocazione sperimentale sulla Majella ha lasciato dietro di sé nuovi elementi di valutazione che consentiranno ai tecnici e agli enti preposti di valutare meglio le azioni da intraprendere in futuro. La ricerca di soluzioni adatte alla situazione specifica, la sperimentazione di attività mai svolte per l’orso bruno marsicano, come quella di traslocazione, e l’attuazione delle necessarie azioni di prevenzione e di messa in sicurezza del cibo di origine antropica sono gli argomenti chiave discussi dal tavolo tecnico-istituzionale. “L’obiettivo”, precisa il Parco in una nota della Majella, “e’ fare tutto il possibile per consentire a Juan Carrito di coesistere con l’uomo facendo il più possibile una vita “da orso” come quella che ha dimostrato di saper fare in questi 18 giorni di vita in natura, lontano dall’uomo”.