Pezzi di bombe nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, La Soa invia esposto

L’AQUILA – Pezzi di ordigni spuntano anche nei campi coltivati appena arati a Monte Ruzza, nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Si tratta dell’ennesimo scandalo che riguarda i poligoni dell’esercito in Abruzzo, in parte abbandonati. A darne notizia la Stazione Ornitologica Abruzzese, che ha inviato un esposto.

Dopo una prima lettera inviata a maggio, redatta sulla base di un accesso agli atti svolto presso l’Ente Parco, che aveva chiesto e ottenuto una primo intervento di pulizia nel 2017, rivelatosi però del tutto parziale, gli attivisti dell’Associazione hanno ritenuto opportuno svolgere un sopralluogo.

Augusto De Sanctis, consigliere della Stazione Ornitologica Abruzzese, dice:

“Vedere spuntare pezzi di bombe addirittura tra i campi coltivati in montagna di un parco nazionale per me è un’offesa non solo per i territori protetti a livello internazionale ma anche ai tanti cittadini che hanno combattuto per proteggere queste aree, tra cui gli abitanti di Barisciano che negli anni ’90 arrivarono a occupare la zona venendo pure denunciati per impedire la prosecuzione delle esercitazioni militari e farla includere nell’area protetta. Poi ci sono una miriade di rifiuti di ordigni più o meno grandi sparsi sui pascoli, a volte nascosti dalla vegetazione, oltre a centinaia di crateri d’impatto che hanno cambiato la topografia dei luoghi. È deprimente che dopo decenni questi luoghi così belli siano ancora deturpati a causa del mancato intervento dei militari responsabili di questa situazione. Il Ministero della Difesa deve assicurare un intervento all’altezza”.

Nell’esposto la Stazione Ornitologica Abruzzese riepiloga tutti gli obblighi finora violati e illustra gli interventi da mettere in campo, sulla base di un dossier tecnico dell’Agenzia dell’Ambiente del Governo USA circa le bonifiche dei poligoni militari.
Nel frattempo, a seguito delle due lettere della SOA sono intervenuti il comune di Barisciano, il Ministero della Transizione Ecologica, la Provincia di L’Aquila e la Asl, chiedendo a vario titolo informazioni e interventi.