Quattro medici non obiettori tra Ascoli e San Benedetto, Ast: “Si può abortire negli ospedali”

Dopo le polemiche sollevate dalla consigliera regionale del Pd Anna Casini sullo stop alla collaborazione con l’Aied, che da oltre 40 anni si occupa di assistenza alle donne che scelgono di abortire, la replica è arrivata direttamente dalla direzione degli ospedali Piceni.

“Il nosocomio di San Benedetto – scrive in una nota la direzione dell’ormai ex AV5 – è da sempre un punto di riferimento regionale per il servizio di interruzione volontaria della gravidanza offerto a tutte le donne residenti nella provincia, nel rispetto totale della legge 194/78.

Infatti, da sempre viene offerta l’interruzione volontaria della gravidanza chirurgica entro i primi 90 giorni e, cosa rara in Italia, anche oltre il 90esimo giorno, quando ricorrono le circostanze descritte dalla legge. Inoltre, da alcuni anni viene offerta anche l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, ovvero utilizzando il farmaco (RU486) ed evitando così l’intervento chirurgico. Negli ultimi 5 anni sono state fatte 340 interruzioni volontarie della gravidanza con metodo chirurgico e 80 con metodo farmacologico.

La paziente deve rivolgersi al consultorio familiare di riferimento e, senza appuntamento, viene immediatamente e gratuitamente presa in carico. Per quanto concerne la convenzione pluriennale con l’Aied per l’attività di Ivg all’ospedale di Ascoli, e ai motivi che hanno portato alla sospensione del rapporto, si evidenzia che storicamente e per molti anni i medici ginecologici dipendenti del ‘Mazzoni’ sono stati tutti obiettori. Da qui la necessità di fare una convenzione con il privato”.

“Da alcuni anni – spiega ancora la nota –, però, al nosocomio ascolano hanno preso servizio alcuni ginecologi non obiettori, attualmente 4, disponibili a fare questo tipo di intervento. Da settembre 2022 anche il ‘Mazzoni’ è in grado di offrire il servizio di interruzione volontaria di gravidanza esattamente come quello di San Benedetto. Non si comprende la reazione avverso una decisione che senza intaccare minimamente l’offerta di un servizio sanitario lo garantisce attraverso la struttura pubblica in maniera gratuita per le pazienti e senza oneri aggiuntivi per il bilancio dell’Area vasta, che negli ultimi anni ha pagato per l’attività di professionisti esterni fino a 90.000 annui. Inoltre, mentre la paziente che si rivolge al consultorio inizia un percorso del tutto gratuito, chi si rivolge all’Aied inizia un iter con alcuni costi a proprio carico, per una serie di prestazioni senza le quali l’Aied stessa non emette il certificato indispensabile per poter fare l’intervento”.