Imprese di onoranze funebri, scoperti dalla Finanza 162 lavoratori ‘irregolari’

PESCARA – Scoperti, dalla Guardia di Finanza di Pescara, nell’ambito del piano d’azione ‘Steal Jobs’, lavoratori in nero nelle imprese di onoranze funebri in provincia. L’80 per cento del personale utilizzato è risultato essere irregolare. Per le imprese non a norma è stata inflitta la cosiddetta ‘maxi-sanzione’,  fino a 240 mila euro. Sono altri 32 gli addetti alle attività di “spallaggio” dei funerali dell’entroterra pescarese risultati irregolari agli ulteriori controlli effettuati dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Popoli, contro il lavoro sommerso . Il totale dei dipendenti non adeguatamente registrati nel rapporto di lavoro arriva, per il momento, a quota 162. Di questi, molti completamente “in nero”, alcuni anche assunti da altre imprese o addirittura disoccupati e percettori del Reddito di Cittadinanza e delle misure di sostegno emergenziali per Covid-19.

I finanzieri hanno constatato, per almeno due annualità, la mancanza di preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro o l’infedele registrazione dei dati sul Libro Unico del Lavoro, scoprendo dipendenti che, assenti in busta paga, perché a riposo, in ferie, infortunati o proprio con nessuna indicazione d’impiego, dai ‘verbali di chiusura feretro’ depositati nei Comuni per l’occasione sono risultati invece presenti. Dai risultati investigativi, inoltre, è emerso come le ditte irregolari garantissero personale per due ore circa, con un costo medio a persona di 100 euro per un servizio di trasporto dalla camera mortuaria fino all’arrivo al cimitero per la tumulazione. Ma, spesso, per le prestazioni dei necrofori (il cui prezzo, a cerimonia funebre, era quindi di quasi  400 euro) non è stata emessa alcuna fattura da parte dei datori di lavoro. Nella contabilità infatti, sono stati rinvenuti, oltre contributi non pagati, ricavi non dichiarati e compensi fuori busta.

Le indagini della Tenenza di Popoli si sono concluse con delle maxi-sanzioni amministrative che, cumulativamente, possono arrivare ad oltre 240 mila euro e avere anche possibili riflessi penali, per falso in atto pubblico. Tutti i risultati sono stati trasmessi al competente Ispettorato Territoriale del Lavoro e all’I.N.A.I.L. per la regolarizzazione delle posizioni lavorative, a tutela degli interessi dei dipendenti irregolari dal punto di vista assistenziale, assicurativo e previdenziale.