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ANCONA, 8 APR – Sotto la lente del Gruppo consiliare del Partito Democratico la gestione dell’Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche (Atim), tra luglio 2022 e luglio 2024. Secondo quanto emerso dall’analisi condotta dalla Commissione interna regionale, sono circa 200 i decreti coinvolti da problematiche amministrative, che arrivano a 345 considerando i casi con più criticità per singolo atto.

Dopo le conclusioni della Commissione, che ha evidenziato una gestione amministrativa approssimativa, il Pd torna a sollecitare l’abrogazione della legge che ha istituito l’Atim. La proposta, presentata a gennaio, dovrebbe approdare in Consiglio nella prossima seduta del 15 aprile.

I dem non fanno sconti al presidente della Regione, Francesco Acquaroli, ritenuto direttamente responsabile di quanto accaduto, vista la natura operativa dell’Agenzia rispetto alla sua amministrazione. Il gruppo chiede che Acquaroli rinunci anche alla delega al Turismo.

Sin dalla nascita dell’Agenzia, il Pd ne aveva messo in discussione l’utilità, evidenziando i rischi di sovrapposizione con le strutture regionali preesistenti e la possibile perdita di controllo sull’attività turistica. Oggi, anche alla luce delle osservazioni della Corte dei Conti, i timori si sarebbero concretizzati.

La capogruppo Anna Casini sottolinea l’alto numero di atti con irregolarità, mentre il consigliere Fabrizio Cesetti denuncia che l’Atim sarebbe stata voluta fortemente da Acquaroli, aggirando le regole fondamentali dell’amministrazione pubblica. Si parla di una gestione caratterizzata da scarsa legalità, trasparenza ed efficacia, e di risorse regionali affidate all’Agenzia "in totale anarchia", senza vincoli di destinazione.

Cesetti, primo firmatario della proposta di legge per l’abolizione dell’Atim, ha ricordato con ironia come l’Agenzia sia finita al centro di ben tre inchieste giornalistiche da parte della trasmissione Report. Casini rincara la dose: "L’Atim è il simbolo del fallimento del metodo di governo di Acquaroli".

Anche Romano Carancini contesta l’operato della giunta: la Commissione avrebbe tentato di minimizzare le responsabilità, parlando di semplici errori amministrativi, ma per il consigliere esiste una chiara responsabilità politica. La composizione della Commissione stessa sarebbe viziata da conflitto d’interessi, dato che ne fanno parte figure che avrebbero dovuto esercitare la vigilanza sull’Agenzia.

Tra le anomalie segnalate, anche il contratto di 750mila euro per promozione e marketing tra Atim e Aeroitalia, oggi al centro di un contenzioso civile. Secondo la consigliera Micaela Vitri, la Commissione ha confermato che l’Atim agiva secondo gli indirizzi della giunta, producendo una mole confusa di atti, spesso affidati direttamente, per un totale di 12 milioni di euro, con un terzo dei fondi finiti a società romane.

Antonio Mastrovincenzo, altro esponente Pd, ha ribadito la necessità di calendarizzare al più presto la proposta di legge per l’abolizione dell’Atim, richiesta già presentata tre volte. Casini ha chiesto di discuterla subito dopo le interrogazioni.

A completare il quadro delle irregolarità, Renato Claudio Minardi ha segnalato che per oltre tre anni non è stato nominato un responsabile per la trasparenza e l’anticorruzione. Nell’85% degli affidamenti esaminati, mancava inoltre il certificato di regolare esecuzione.

Manuela Bora denuncia una struttura priva del personale necessario, definendo l’Atim una “scatola vuota”, ma con una gestione autonoma di 12 milioni di euro. “Mentre aumentano le liste d’attesa e le famiglie faticano a sostenere le spese per gli asili, si scopre che un’agenzia pubblica ha speso in modo discutibile milioni di fondi pubblici”, attacca la consigliera.

Il vicepresidente del Consiglio regionale, Maurizio Mangialardi, ricorda come il Pd avesse già segnalato le potenziali criticità quattro anni fa. “Non è stato un errore, ma una scelta politica voluta dal presidente Acquaroli, che ha affidato il controllo a soggetti di sua fiducia. È ora che lasci la delega al Turismo”, conclude.

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