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Come si fa a premiare chi non ha subito danni?
È di questi giorni la notizia, con comunicato diffuso dal Comune, che il sindaco di Porto San Giorgio, Valerio Vesprini, accompagnato dal vice Senzacqua, ha incontrato a Roma il Commissario alla Ricostruzione Guido Castelli per ottenere risorse economiche per la ristrutturazione della scuola di via Marsala, attualmente parzialmente inagibile.
Nulla di strano, se non fosse che Porto San Giorgio non fa parte dell’Area Cratere, ovvero quell’insieme di comuni individuati come epicentro dei danni sismici causati dal terremoto del 2016. Eppure, proprio il sindaco lo afferma con serenità nel comunicato: “Porto San Giorgio non fa parte dell’Area cratere, ma è per noi importante ricercare risorse…”. Tradotto: non siamo tra i comuni danneggiati dal terremoto, ma vogliamo accedere comunque ai fondi destinati a chi ha davvero subito danni.
È questa la logica della ricostruzione post-sisma?
Se il criterio per accedere ai finanziamenti speciali diventa quello della vicinanza geografica o peggio ancora della buona volontà, ci troviamo di fronte a un grave stravolgimento delle priorità. Le risorse destinate alla ricostruzione dovrebbero andare in via esclusiva ai comuni del cratere, dove migliaia di famiglie vivono ancora tra disagi, ritardi nei cantieri, scuole provvisorie, edifici lesionati e un’economia ferita. Non possono e non devono essere spartite con chi, pur legittimamente, ha esigenze di riqualificazione ma non ha subito il trauma e la devastazione di un sisma.
E il Commissario Castelli cosa fa? Accoglie la richiesta con disponibilità e assicura che “sono in fase di definizione piani relativi anche a zone poste a ridosso dell’Area cratere”. Un modo elegante per dire che si sta pensando di allargare il perimetro della ricostruzione anche a chi non ne ha diritto, indebolendo ancora una volta il principio dell’equità.
La ricostruzione, quella vera, non è una vetrina di relazioni istituzionali, né un’occasione per accontentare sindaci amici. È una responsabilità nei confronti di territori devastati. Se il denaro pubblico finisce altrove, chi vive ancora tra macerie e promesse disattese sarà doppiamente beffato.
Se la scuola di via Marsala necessita interventi, Porto San Giorgio ha il dovere di cercare risorse nei canali ordinari, non attraverso una forzatura delle norme post-sisma. Altrimenti, si legittima un modello dove i fondi straordinari diventano premi di consolazione per chi sa bussare alla porta giusta, anziché strumenti di giustizia per chi ha perso tutto.
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