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"Abbiamo fatto una bella figura a Pesaro". E’ la frase attribuita a Francesco Candiloro, uno dei due killer di Marcello Bruzzese, riferita in tribunale a Pesaro da un collaboratore di giustizia. Nuova udienza presso la corte d’assise, per l’omicidio di Marcello Bruzzese, freddato da una scarica di proiettili il 25 dicembre 2018 in via Bovio, nel centro storico di Pesaro. Versace è accusato di omicidio volontario aggravato dal fatto di aver agevolato un’organizzazione di stampo mafioso, la famiglia calabrese Crea, alla quale apparteneva Girolamo Biagio, fratello della vittima, prima di diventare collaboratore di giustizia. Nel corso della sua deposizione collegato con il tribunale da un sito protetto, il pentito ha detto di aver partecipato, su proposta di Candiloro, ad un tentato omicidio, commissionato dai Crea, avvenuto in Calabria, al quale ha preso parte anche Michelangelo Tripodi. I due sono stati condannati all’ergastolo dal tribunale di Ancona per l’omicidio avvenuto il giorno di Natale a Pesaro. Il pentito ha poi aggiunto di aver partecipato anche alla pianificazione di un altro attentato, a Canale D’agordo, in Veneto, che come riferitogli da Candiloro, aveva come obiettivo Girolamo Biagio Bruzzese. Nel mezzo l’uccisione del fratello Marcello. A inizio 2019 il collaboratore di giustizia ha voluto incontrare Candiloro per avere chiarimenti, dopo averlo appreso dai mezzi di informazione, su quanto accaduto a Pesaro. In quell’occasione il sicario gli avrebbe confermato, come ha riportato in aula, di essere stato lui, insieme a Tripodi, ad aver ucciso Bruzzese. Nell’autunno 2021 i tre vengono arrestati. Poco prima, Candiloro avrebbe detto al collaboratore di giustizia, sempre stando al suo racconto, di non voler più proseguire nell’attentato di Canale D’Agordo, in quanto avevano fatto una bella figura a Pesaro. Al momento dell’arresto, il collaboratore di giustizia è venuto a conoscenza, dai contenuti dell’ordinanza giudiziaria, che l’obiettivo in realtà non era Girolamo Biagio Bruzzese, ma un’altra persona. Per la procura Versace avrebbe avuto un ruolo chiave nella pianificazione dell’omicidio di Marcello Bruzzese. Dalle indagini dei carabinieri è emerso un rapporto fiduciario del 57enne calabrese con la famiglia Crea. La difesa punta a smontare le accuse, partendo dal fatto che nel giorno dell’omicidio Versace era in Calabria e i suoi spostamenti nel Pesarese e Riminese sarebbero stati solo per motivi di lavoro, legati alla compravendita di auto.