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AOSTA – Prosegue ad Aosta il processo per l’omicidio della 22enne francese Auriane Laisne, trovata senza vita il 5 aprile 2023 in una cappella abbandonata a Equilivaz, frazione del comune di La Salle. Sul banco degli imputati c’è Sohaib Teima, 23 anni, residente a Fermo, accusato di aver ucciso l’ex fidanzata durante un soggiorno in Valle d’Aosta.

Nel corso dell’ultima udienza sono stati ascoltati sette testimoni dell’accusa. Tra questi, Andrea Sarasino, il giovane che insieme alla madre ha rinvenuto il cadavere della ragazza nell’edificio religioso. Il testimone ha raccontato di essersi affacciato all’interno della cappella diroccata e di aver notato le gambe e gli scarponi della vittima. Sorpreso e spaventato, ha immediatamente chiamato il 112.

Durante la deposizione, Sarasino ha spiegato che lui e la madre stavano passeggiando nella zona quando sono stati attirati dall’interno dell’edificio. Inizialmente non avevano compreso la gravità della scoperta, anche a causa della scarsa visibilità all’interno della cappella. L’udienza si è svolta in un clima teso, con l’imputato rimasto in silenzio per tutta la durata, seduto al fianco dei suoi avvocati difensori.

Tra i testimoni chiamati in aula anche Philippe Bethaz, un giovane di Valgrisenche che la sera del 25 marzo 2024 aveva ospitato la coppia. Secondo il suo racconto, Teima e Laisne erano arrivati nella località senza aver trovato l’alloggio prenotato, e lui, notandoli in difficoltà, si era offerto di ospitarli per la notte. Bethaz ha riferito che la ragazza appariva taciturna, mentre il giovane gli aveva chiesto informazioni su edifici abbandonati della zona. Il giorno successivo li ha accompagnati alla fermata dell’autobus.

In aula è stato ascoltato anche l’ufficiale di polizia giudiziaria francese, Alberto Randazzo, che ha condotto gli accertamenti su incarico dell’autorità italiana. Le indagini hanno incluso perquisizioni presso il campus universitario dove viveva Teima in Francia, l’abitazione della zia e controlli sul traffico telefonico. Le analisi hanno mostrato che i cellulari dell’imputato e della vittima si sono collegati alla rete italiana il 25 marzo alle ore 13:55, al momento del passaggio nel traforo del Monte Bianco, per poi risultare spenti fino al 27 marzo.

Randazzo ha anche riferito di un episodio accaduto durante il prelievo del DNA: Teima, dopo aver inizialmente acconsentito, avrebbe avuto un’improvvisa crisi cercando di sottrarre la provetta agli agenti. Il processo è stato aggiornato a domani, quando sarà dato spazio ai familiari della vittima e al genetista incaricato dalla procura per le analisi biologiche.

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