Condividi:

TERAMO – Non è più contro ignoti l’inchiesta aperta dalla Procura di Teramo sulla tragica morte dei due alpinisti romagnoli Luca Perazzini e Cristian Gualdi, avvenuta il 22 dicembre 2024 sul Gran Sasso, nel tratto noto come "vallone dell’inferno", a oltre 2.700 metri di quota. Almeno una persona è formalmente indagata per omicidio colposo: lo riferisce la Tgr Abruzzo, che ha rivelato l’evoluzione dell’indagine tuttora coperta dal massimo riserbo.

I due uomini, entrambi esperti di alta montagna e originari di Santarcangelo di Romagna (provincia di Rimini), si trovavano in vetta all’Appennino centrale quando, nel tragitto di ritorno, furono sorpresi da una violenta tempesta di neve. Intrappolati in condizioni meteo proibitive e in forte difficoltà, chiamarono per ben 17 volte i numeri di emergenza, fornendo anche la propria posizione tramite geolocalizzazione. Nonostante ciò, nessun soccorso riuscì a raggiungerli in tempo. I loro corpi furono trovati solo cinque giorni dopo, sepolti dalla neve.

Nei mesi successivi, l’inchiesta ha preso forma, grazie anche all’analisi delle memorie interne degli smartphone delle vittime, acquisite dagli inquirenti. Proprio i dati raccolti dai dispositivi potrebbero fornire dettagli cruciali sulla loro posizione, sui tentativi di comunicazione e sul tempo trascorso prima del decesso.

I familiari di Perazzini e Gualdi, distrutti dalla perdita, hanno più volte chiesto che venga fatta chiarezza sulle modalità di intervento dei soccorsi, e in particolare sui tempi di risposta e sull’effettiva gestione delle segnalazioni inviate dai due alpinisti. Vogliono sapere se sia stato fatto tutto il possibile per salvarli o se ci siano state delle omissioni.

L’iscrizione nel registro degli indagati rappresenta una svolta significativa nelle indagini: è un passaggio necessario per approfondire eventuali responsabilità, ma non equivale ancora a una colpevolezza accertata. Le prossime settimane saranno decisive per chiarire l’intera dinamica e verificare se vi siano stati errori, ritardi o mancanze nel sistema di allarme e soccorso in montagna.

Nel frattempo, resta il dolore per due vite spezzate in uno dei contesti più impervi e affascinanti dell’Appennino, dove la passione per l’alpinismo si è scontrata con la forza imprevista e devastante della natura.

Tutti gli articoli