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ASCOLI PICENO – L’omaggio della Lega B a Fabrizio Castori, che stasera in Ascoli-Cremonese collezionerà la 549esima panchina tra i cadetti.
“In una società veloce e frenetica come quella attuale, in cui la voglia di bruciare le tappe sembra l’unico modo per raggiungere un obiettivo, l’idea di rallentare, o di intraprendere un percorso che inizialmente non sembra voler rilevare la meta finale, appare ai nostri occhi come un piano utopistico, a tratti snervante. È su questo principio che si basa il concetto di gavetta” scrive la Lega.
“Prendersi un tempo indefinito, ma necessario, per mettersi nelle condizioni di farsi trovare pronti e preparati per il grande salto. Di tempo, parecchio, l’Ascoli ne ha avuto bisogno per costruire le fondamenta di quella che è la squadra più blasonata del calcio marchigiano. Altrettanto tempo è servito a Fabrizio Castori per disegnare la sua carriera ideale e prendersi un posto tra i giganti: ovvero, lo status di allenatore in attività con più presenze in Serie BKT (nella sfida di venerdì contro la Cremonese raggiungerà quota 549 come Eugenio Fascetti). Non prima di essere diventato nel tempo, l’unico allenatore insieme a Maurizio Sarri ad aver allenato in tutto le categorie della piramide calcistica italiana, dalla terza categoria alla Serie A”.
“Non è un caso che solo Castori e il tecnico toscano conservino alcune affinità se si studia il loro percorso di vita, prima che di calcio. Entrambi allenavano da giovani mentre svolgevano un’altra professione principale. Fabrizio Castori dopo essersi ritirato dal calcio giocato nel 1980 inizia ad allenare più per restituire un favore ad un amico che per attitudine. Un dirigente della Belfortese gli vuole affidare la panchina perché viene a conoscenza del suo legame col calcio grazie a sua moglie, collega in una pelletteria dove Castori lavorava come ragioniere”.
“Da quel momento un’infinità di panchine in diverse categorie. Una gavetta degna di questo nome, fino alle porte del professionismo col Lanciano solo nel 2000 (passano 20 anni dalla prima panchina)”.
“In quegli anni l’Ascoli che tanto sarà caro a Castori, è in Serie C ma sta costruendo quello che poi sarà il ritorno in massima serie. Ma tanti anni prima, precisamente nel 1954, quando nasce Castori, l’Ascoli bazzica nelle serie interregionali, e Serie C e B sono ancora un miraggio. Ancora una volta servirà tempo: il caso vuole 20 anni per la prima promozione in Serie A con Carletto Mazzone alla guida e Costantino Rozzi alla presidenza”.
“Il calcio è fatto di attese, a volte molto lunghe. Castori non si è mai nascosto quando c’è da regalare pezzi di sé agli altri, sia quando si tratta di tifosi o giornalisti”.
“La sua fede per l’Ascoli è risaputa e allenare la squadra marchigiana è stato come realizzare il sogno nel cassetto. I suoi miti, invece, Arrigo Sacchi e Zdenek Zeman, quelli che in realtà hanno conferito un entusiasmo vibrante ad un’intera categoria di allenatori negli anni ’90. Altri due, e non poteva essere altrimenti, passati da una grande gavetta e diverse esperienze”.
«Organizzazione di gioco e ritmi elevatissimi: su questo puntavo e su questo punto ancora. Il ritmo è l’arma vincente di una squadra di calcio». È questa la ricetta di un calcio che continua a crearsi un suo posto nel mondo nel periodo storico in cui gli stili di gioco di squadre e allenatori prolificano di dettagli e informazioni. Ritmo e intensità sono le parole d’ordine di mister Castori, proprio come succede nel calcio europeo”.
“Il mister è nato e cresciuto in provincia, anche calcisticamente, ma non ha mai rinunciato ad aprirsi al mondo e a farsi contaminare da nuove idee. Lo dimostra anche la sua capacità di parlare in inglese e francese”.
“E oggi che rappresenta l’allenatore con più presenze nella Serie B, resta capace di adattarsi alle situazioni, cercando il modo per castorizzare le squadre che allena. Com’è successo più di quaranta anni fa a Lanciano, poi a Cesena e di nuovo nel miracolo di Carpi. Queste, insieme alla Salernitana e ovviamente all’Ascoli, le squadre dove ha collezionato più presenze e ricordi”.
“Una però, merita un’ulteriore menzione: Carpi. La squadra in cui ha dimostrato forse di poterlo manipolare il tempo, non solo valorizzarlo. Dietro al Carpi che raggiunse per la prima e unica volta la Serie A, c’è un momento preciso in cui l’epopea di quella squadra è stata costruita”.
“Nella stagione 2014-2015, il 22 novembre allo stadio Rigamonti di Brescia si gioca Brescia-Carpi. I padroni di casa vanno in vantaggio con un rigore di Caracciolo, ma il Carpi riesce dopo qualche minuto a pareggiare con Gagliolo. Nel secondo tempo si concretizza un episodio in area che l’arbitro decide di punire con il secondo rigore per le Rondinelle. Suagher è costretto ad abbandonare il campo a causa del doppio giallo, stessa sorte poco dopo per Bianco. Il Carpi resta in 9, mentre il numero 9 del Brescia Caracciolo fa doppietta, non prima di ripetere due volte il penalty. L’Airone siglerà anche il 3-1. Il Carpi a quel punto non ha più nulla da perdere, quindi Castori fa entrare un giovanissimo Roberto Inglese”.
“Ci sono tutte le caratteristiche per definirla una partita chiusa ma nessuno ha fatto i conti con la capacità di Castori di piegare il tempo e farlo pendere dalla propria parte, quasi come in un’opera di Salvador Dalì. La storia poi non ha fatto i conti nemmeno con Bobby Inglese che sfodera tra l’88’ e il 92’ una doppietta. È un’esplosione di gioia totale, da quel giorno nascerà la leggenda degli immortali del Carpi, ma è solo una delle tante tappe e storie che hanno reso immortale Fabrizio Castori”.