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Si sono tenuti nel livornese i funerali di Luigi Coclite, l’operaio di origini teramane morto nel crollo del cantiere di un supermercato a Firenze. Ma è stata una giornata di lutto cittadino anche in Abruzzo, a Montorio al Vomano, paese d’origine della vittima, dove vivono tutt’ora sua madre e i suoi fratelli.
"Su Firenze non dirò nessuna parola. Ma se ci sono all’anno circa 1000 incidenti sul lavoro questi 1000 morti non possono essere tutti incidenti ma qualcuno deve prendersi la responsabilità di chiamarli omicidi".
Sono alcune delle parole pronunciate da don Roberto Canali durante l’omelia per i funerali del 59enne tra le cinque vittime del crollo nel cantieri di via Mariti avvenuto il 16 febbraio scorso.
Le esequie si sono celebrate nella chiesa di San Jacopo a Vicarello, frazione del comune di Collesalvetti (Livorno), dove Coclite, originario di Montorio al Vomano, risiedeva ormai da trent’anni con la moglie e i due figli di 18 e 22 anni.
Don Canali è un amico della famiglia Coclite, fu lui stesso ad officiare alcuni anni fa il matrimonio del 59enne. Con lui a concelebrare i funerali anche don Antonio Ratti, parroco di Vicarello. La chiesa era gremita. Il corpo di Coclite è stato il primo ad essere estratto venerdì scorso dalle macerie del cantiere di via Mariti dai vigili del fuoco che poi hanno lavorato per oltre 100 ore per recuperare l’ultima salma. Insieme a Coclite hanno perso la vita quattro operai nordafricani, un tunisino e tre marocchini, mentre altri tre sono rimasti feriti.

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